GTA IV – Pecora nera o capolavoro?
Nonostante la stagione estiva venga solitamente vista come un momento di stop per i videogiochi, quest’anno le cose sono andate in modo del tutto inaspettato: dal controverso Final Fantasy XVI, passando per Baldur’s Gate III e arrivando a Starfield (la nostra recensione), di videogiochi grossi e imponenti da giocare ce ne sono stati parecchi. Tuttavia, FFXVI a parte, che ho giocato ma anche detestato [eh, siamo in due… e dovrei ancora scrivere la review – NdR Isma], tutti gli altri videogiochi usciti mi sono semplicemente scivolati addosso, vuoi perché non mi sentivo mai nel mood adatto per approcciarli, vuoi perché l’interesse era e rimane tutt’ora piuttosto bassino. A monopolizzare la mia estate videoludica ci ha invece pensato una serie che affonda le sue radici nel passato, composta da titoli usciti da quindici, venti, venticinque anni. Sto parlando di Grand Theft Auto, una saga che ho già spolpato a dovere in passato, ma che ho trovato interessante riscoprire oggi in età adulta, partendo dal primissimo capitolo in 3D, ovvero GTA III, che ho giocato nella sua versione Definitive Edition, un pezzettino della controversa trilogia che ha infiammato internet nell’autunno del 2021. Ho poi continuato con GTA Vice City, San Andreas e… sì, GTA IV, dove il mio interesse ha cominciato a moltiplicarsi, riconfermando l’avventura di Niko Bellic come una delle più intriganti e uniche mai realizzate da Rockstar Games.
Questo, però, è soltanto il mio parere, quello di Antonio; là fuori, e ne sono consapevole, sono in tanti a pensare che GTA IV sia un gioco inferiore ai predecessori, il più vuoto e meno divertente della serie. Cercherò quindi di spiegarvi perché a me, invece, affascina così tanto, al punto da considerarlo, udite udite, uno dei migliori videogiochi di sempre.
Un GTA “realistico”
In fin dei conti, i fan più accaniti del vecchio corso della serie li comprendo bene: GTA IV ha “deluso” le aspettative di una nicchia rumorosa di videogiocatori perché il precedente e imponente capitolo della serie, denominato San Andreas, aveva dato loro una libertà senza precedenti e un mondo di gioco davvero vastissimo, ben oltre qualunque roba si fosse già vista su PlayStation 2. Quindi lo capisco: da Los Santos, prendere un aereo per Liberty City e spostarsi in una città più cupa (e piccola) e che dia l’idea di concedere meno al giocatore, può essere traumatico. Ma siete così convinti che Grand Theft Auto IV rinunci totalmente al tipico giocazzeggio della serie in favore di una narrativa più presente? Io non la penso così, anzi sono convinto che GTA IV sia uno dei capitoli più ricchi in termini contenutistici, capace di intrattenere l’utente per almeno una cinquantina di ore, specialmente nella sua versione completa di DLC, che include le espansioni The Ballad of Gay Tony e The Lost and Damned. A cambiare è semplicemente l’approccio: adesso le attività non ti piovono addosso perché sì, deve esserci anche una motivazione narrativa che ne giustifichi l’esistenza. Niko, ad esempio, non è un personaggio che è possibile far ingrassare o mettere a bordo di un’ambulanza per soccorrere i cittadini della città; non gliene può fregar di meno, e non lo farebbe mai.
Questo però non significa – come dicevo – che GTA IV non offra nulla al di fuori della campagna principale. Rockstar Games, infatti, è stata molto abile nel popolare Liberty City di personaggi interessanti, gli stessi che offriranno a Niko – e a noi fruitori – delle attività da completare. Per farvi un esempio, sarà grazie a Roman e alla sua compagnia di Taxi che sarà possibile completare delle missioni in cui fare il tassista; sarà grazie a Brucie che sfrecceremo a tutto gas per completare delle gare clandestine, e grazie ad altrettanti personaggi se scopriremo di poter fare il vigilante o trafficare droga. Le attività, quindi, non mancano di certo; a cambiare è più che altro il modo in cui vengono presentate al giocatore. Un modo più attento e sensato, mi verrebbe da dire. Quindi sì, non potrete ingrassare, andare in palestra o avere a che fare con tre grosse metropoli che rispondono al nome di San Fierro, Los Santos e Las Venturas, ma di attività da completare ne avrete a bizzeffe.
Interessante, inoltre, come sia sufficiente cambiare punto di vista, passando quindi ad una delle due espansioni disponibili nella Complete Edition, per avere l’idea che Liberty City non abbia ancora finito con voi, e che anzi abbia molto altro da offrire. Ed è esattamente quello che succede nelle nostre vite, nella realtà, se ci fate caso: alle volte abbiamo l’idea di vivere in una città totalmente spenta, morta, incapace di offrire svago e opportunità. L’errore che commettiamo è non comprendere che la colpa potrebbe essere nostra e delle frequentazioni che facciamo.
Ritornando a GTA IV, e quindi alla finzione, è sufficiente lasciare a casa Niko Bellic e mettersi al controllo di Luis Fernando Lopez per scoprire che la fittizia Liberty City, ispirata alla Grande Mela, offra in realtà anche una movida notturna fatta di locali in cui ballare, sbronzarsi fino allo sfinimento e abbordare ragazze. Un’ulteriore variazione, questa volta ai controlli del motociclista Johnny Klebitz, ed ecco che l’open world messo in piedi da Rockstar Games cambia nuovamente faccia, calando i giocatori in una guerra tra bande e aprendosi ad altre attività collaterali.
Esattamente come succede nelle nostre vite, perché abitare in una grossa metropoli, persino nel quartiere migliore della città, può non bastare a movimentare le giornate. Saranno il nostro carattere, il lavoro che facciamo, le nostre frequentazioni, a scatenare una sequela di opportunità.
Il ritratto della società occidentale
Empatizzare con le azioni compiute da Niko Bellic è praticamente impossibile, a meno di non essere un criminale perseguitato dalle forze dell’ordine. Tuttavia, la situazione che il nostro protagonista si ritrova a vivere è dannatamente attuale, vivendo oggi in un mondo totalmente globalizzato. Sto parlando di emigrare in un’altra nazione, di sentirsi “lo straniero”, quello fuori posto e con gli occhi addosso. Niko Bellic non è nato negli Stati Uniti D’America; si è recato a Liberty City per tagliere i ponti col passato, dimenticarsi la guerra e alcune atrocità che ha compiuto, inseguendo così il sogno americano. Scopre ben presto che quell’ideale tanto inseguito dai cittadini nativi del posto e da chiunque arrivi da un’altra nazione, è in realtà soltanto un’ideale, per l’appunto, e la vita che si ritrova a vivere non è di certo delle migliori, motivo per cui decide di diventare un criminale, lavorando con chi è pronto ad offrire un’ingente somma di denaro.
Io stesso, Antonio, che dopo aver quasi del tutto abbandonato il settore della critica videoludica e cominciato la ricerca di un nuovo lavoro, valutando opportunità di lavoro all’estero, potrei presto diventare un emigrato, confrontarmi con paesi totalmente differenti dall’Italia. È quindi questa la grande forza del comparto narrativo di GTA IV, aver dato sì vita ad un contesto folle e spesso anche sopra le righe, ma anche a dei personaggi, specialmente Niko Bellic, tremendamente umani, in cui, sebbene parzialmente, è possibile rivedersi.
Il disegno è però ancora più grande, perché GTA IV non si limita a raccontare una storia fittizia, sceglie anche di tratteggiare, di raccontare in modo esplicito, tutti i difetti dell’America o, ancora meglio, della società occidentale. Dai social network ai fast food, arrivando ai siti d’incontri… tutto viene osservato da una gigantesca lente indossata dai fratelli Houser (autori della serie GTA sin dal III episodio e con Dan Houser alla sceneggiatura sin da Grand Theft Auto: London 1969), pronti a criticare senza peli sulla lingua l’atteggiamento, le abitudini e i pensieri più perversi di noi esseri umani. Rimane però una fotografia datata almeno 2008, anche perché il mondo è nel frattempo andato avanti, sicuramente peggiorando ed esasperando alcuni aspetti solo accennati in passato. GTA V, non a caso, gli anni di distacco dal IV capitolo ce li fa sentire tutti, a partire da uno smartphone che ci consente in tempo reale, senza la necessità di recarsi in un internet point, di controllare la posta elettronica.
È per questo motivo che ho una voglia esagerata di scoprire il prossimo GTA; perché da quel 2013 di cose ne sono successe a bizzeffe, e forse siamo nuovamente peggiorati. La lente d’ingrandimento, però, questa volta non saranno più i fratelli Houser ad indossarla, almeno non entrambi, visto che Sam Houser dovrebbe ancora avere un ruolo principale nell’azienda. Ho ragione di credere che Dan Houser abbia deciso di lasciare la compagnia e il progetto GTA a causa dell’impossibilità odierna di affrontare alcuni temi; e GTA, lo saprete bene, col politically correct non ci è mai andato troppo d’accordo. Staremo a vedere.
Una grafica da urlo
È impossibile parlare di GTA IV senza menzionare il suo incredibile comparto tecnico: a partire dallo straordinario motore fisico Euphoria, il quale dona ai personaggi delle animazioni contestuali con l’ambiente, tutto è semplicemente da capogiro, oggi come ieri. Certo, durante i primi piani i quindici anni che ci separano dall’uscita si cominciano a sentire, ma il colpo d’occhio generale, così come la resa dei veicoli, restano notevolissimi. Dispiace, a tal proposito, che Rockstar Games non abbia ancora deciso di riproporre GTA IV sulle console di nuova generazione, operazione che permetterebbe alla storia di Niko Bellic di brillare come non ha mai potuto. Sulle vecchie PS3 e Xbox 360, infatti, il gioco è ovviamente confinato ad una risoluzione sotto i 1080p, e anche il frame rate è parecchio traballante, mantenendo soltanto di rado i 30fps. Fortunatamente è possibile giocarlo sulle nuove Xbox Series X|S beneficiando di un frame rate granitico a 60fps (specie sulla console maggiore della casa di Redmond), ma la risoluzione rimane troppo bassa e il comparto tecnico generale ne risente parecchio.
È su PC che GTA IV riesce ancora a gridare facendosi sentire, ed è proprio su quest’ultima piattaforma che ho consumato il mio ultimo playthrough durato all’incirca 40 ore. È semplicemente fantastico poterlo giocare in 4K e su uno schermo da 55″, ma anche quest’ultima versione, purtroppo, non è esente da difetti: i fenomeni di stuttering sono all’ordine del giorno e ritroviamo anche dei bug che rovinano l’immersione durante alcune sequenze d’intermezzo, zoomando inspiegabilmente la telecamera, rovinando così le intenzioni registiche degli autori. Con un po’ di pazienza e dedizione, installando alcuni fix e delle mod, è possibile risolvere questi problemi, motivo per cui quella PC rimane in ogni caso la versione migliore di GTA IV.
E nulla, si conclude qui questo mio flusso di coscienza su GTA IV. Spero vivamente di avervi acceso l’interesse nei confronti di un titolo che definire leggendario è poco. Il mio consiglio è di amare e coccolare i vecchi GTA, di riscoprirli in età adulta se andavate a scuola la prima volta che li avete giocati, perché di opere così potrebbero non esisterne più.
Ah, quasi mi dimenticavo; rispondendo alla domanda posta nel titolo: capolavoro.
Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età. Ha sempre avuto un occhio di riguardo verso i titoli fortemente story driven e tra i suoi giochi preferiti ci sono assolutamente la saga di Metal Gear Solid e The Last of Us.