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No Place for Bravery – Recensione

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No Place for Bravery, d’altronde questo è un mondo di codardi; che si rifugiano dietro al pensiero unico perché incapaci di assumersi le responsabilità delle proprie scelte. Fa comodo generalizzare, vero? Rendere tutto di un unico colore per paura di apparire reietti agli occhi altrui, ed essere magari esclusi da questa becera società.

Al diavolo… In questo nuovo indie pubblicato dai ragazzi di Ysbryd Games (autori di giochi quali World of Horror e She Remembered Caterpillars) e sviluppato da Glitch Factory, di spazio per avere coraggio ve ne ho trovato molto, a discapito di un titolo che inganna; tanto all’apparenza, quanto all’atto pratico.

no place for bravery

Thorn, infatti, vero protagonista dell’opera, è un guerriero in pensione, tormentato dagli incubi, che un giorno si imbatte in alcuni indizi sulla figlia scomparsa da tempo; annusando così la possibilità di riscattarsi. Insieme al figlio adottivo, Phid, deciderà di spingersi molto più in là del suo coraggio, non solo per salvare la figlia, ma anche per realizzare, finalmente, le proprie ambizioni.

La storia di No Place for Bravery canalizza in sé un messaggio forte, basandosi sul ruolo delle figure paterne e sulle conseguenze delle loro scelte; attraverso un mondo tormentato. Un messaggio, questo, plasmato dalle esperienze personali degli sviluppatori che trasmette, in maniera genuina, sentimenti reali; spaccati di vita.

no place for bravery

Thorn è un guerriero esperto in un mondo in cui gli uomini come lui possono morire in qualsiasi momento; avrà la capacità di uccidere per sopravvivere, certo, ma sarà altresì vulnerabile.

Il contesto fantasy in cui la trama prende forma ha rimandi evidenti alla mitologia norrena ed è avvolta da musiche di grande impatto, capaci di creare la giusta atmosfera attraverso quelli che sembrano canti vichinghi. Difficile descriverlo a parole, più semplice sarebbe munirvi di cuffie ed ascoltare la bella colonna sonora di cui si avvale; pertanto eccovi un regalo.

Quanto cazzo è bella…

Ma comunque, dicevamo…

Ah sì…

Che da questo contesto nasce un gioco che gli sviluppatori stessi hanno definito come un 2D top-down action RPG; che cosa stia a significare esattamente, poi, lo san solo loro. Diciamo che è piuttosto simile a giochi come Hyper Light Drifter, Transistor e soci, ma che si discosta da questi abbracciando una filosofia tutta sua; Souls-like (se vogliamo abusare di questo termine ed inserirlo ovunque, come il prezzemolo).

E comunque non è propriamente una definizione sbagliata, intendiamoci, poiché tra falò, abilità da potenziare riposando presso quest’ultimo (spendendo denaro), backtracking e difficoltà alle stelle, è quanto di più vicino vi sia.

no place for bravery

Non è nemmeno un titolo frenetico o da prendere alla leggera menando fendenti a destra e a manca; piuttosto bisogna ragionare e cercare di affrontare ogni scontro con dedizione e intelligenza. Perché il combat system di No Place for Bravery getta le sua fondamenta su un sistema composto da parry, contrattacco e – all’occorrenza – finish, richiedendo al videogiocatore di assimilare al meglio i pattern nemici.

Capite bene, dunque, che caricare a testa bassa equivarrà a morte certa. L’arsenale su cui Thorn potrà fare affidamento sarà anche piuttosto vasto e composto da armi a lunga gittata, spade e scudi; necessari più che mai ed alternabili a tutta una serie di consumabili (come i coltelli da lancio), che potrebbero tornare utili per uscire dalle situazioni più disparate.

Utili soprattutto nelle boss fight e quando vi immaginate già ad un passo dall’oblio, gli oggetti curativi (o quelli in grado di potenziarvi temporaneamente) potranno apportare ulteriore manforte fruendone tempestivamente attraverso il menu rapido; basterà premere ZR con l’ausilio di un tasto frontale e l’animazione dedicata si occuperà del resto.

Il problema principale di No Place for Bravery risiede però non tanto nel suo bilanciamento per quanto concerne la difficoltà, quanto piuttosto nella sua ottimizzazione; su Nintendo Switch – ahimé – vi sono evidenti problemi di input lag. Un aspetto, questo, che non permette al giocatore di gustarsi appieno il potenziale del titolo, che rimane così inespresso. In un’avventura che pone l’accento sul tempismo, ottimizzare al meglio i controlli era, ed è, quantomeno doveroso.

Quante sante volte – credetemi – mi sono ritrovato dinnanzi alla scritta game over; incredulo e attonito. Eh, proprio no: così non si fa, suvvia.

Perché il mondo creato da Glitch Factory è veramente affascinante e stratificato, capace di estendersi a macchia d’olio sullo schermo di Oled (che ne esalta i colori, a dir poco). E perché l’ambientazione è veramente varia artisticamente, da non stancarti mai; mossa da una pixel art di assoluto pregio, che fa un po i capricci solo quando messa sotto stress. I puzzle ambientali, le fasi di platforming (che ti spingono a sfruttare lo scatto), i dungeon e la violenza, servita da un sangue che scorre a fiumi, avrebbero potuto ricevere il giusto encomio; se tutto non si fosse fermato un attimo prima del grande salto.

Magari di buono c’è che, arrivati alla fine di questa recensione e a titolo già lanciato sul mercato, una patch correttiva avrà risolto quanto appena detto e introdotto persino la traduzione italiana; o che la versione Steam non soffra delle stesse problematiche di cui soffre la versione per console Nintendo. Chi può saperlo.

Ciò che so è che No Place for Bravery terrà i videogiocatori incollati allo schermo per circa una quindicina di ore, necessarie a portare a termine un racconto che di certo non ci va giù leggero. A patto che non subentri, prima, quella sorta di rabbia mista a frustrazione.

Qualora così fosse, stareste però facendo il gioco degli sviluppatori, dimostrandogli – a conti fatti – che in voi non vi è posto per il coraggio.

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CONCLUSIONI
Overall
7/10
7/10
  • GRAFICA - 8/10
    8/10
  • GAMEPLAY - 6.5/10
    6.5/10
  • AUDIO - 8/10
    8/10
  • LONGEVITÀ - 7/10
    7/10

IN SINTESI

No Place for Bravery alla fin fine mi è piaciuto; con riserva, ma mi è piaciuto. Il suo problema più grande è che, basandosi su un combat system che richiede precisione e tempismo, non ha saputo limare le evidenti imperfezioni che lo attanagliano. L’input lag purtroppo c’è, e in diverse occasioni mi ha complicato non poco la vita, portandomi persino al game over e a dover riprendere da un checkpoint ormai lontano. Le trovate belle, al suo interno, non mancano di certo, come: colonna sonora e comparto artistico. Ma bisogna munirsi di pazienza e trovare coraggio per portare a termine un titolo che poteva ambire ad un voto più alto, nonostante quest’ultimo resti comunque positivo. Prendete in considerazione quanto detto e cercate in voi quella scintilla necessaria; potreste ritrovarvi tra le mani – a prescindere – una gradita produzione.


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Gennaro Schiavelli

“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”