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Dragon Ball: New Horizon – Recensione

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Dragon Ball New Horizon è il progetto fan made, tutto italiano, dedicato al famosissimo manga di Akira Toriyama

Dicono che un guerriero non può abbassare mai la testa, poiché perderebbe di vista l’orizzonte dei suoi sogni. Quell’orizzonte che determina un limite per il proprio sguardo, certo, ma mai per le proprie idee ed i propri obiettivi.

È quello che devono aver pensato Lorenzo Longoni (sceneggiatore) e Raffaele Greco (disegnatore) quando hanno deciso di rendere omaggio all’opera prima del maestro Akira Toriyama, con un progetto fan made dedicato interamente ad espandere l’universo di Dragon Ball. Un manga capace di arricchire le vicessitudini di Goku e soci con alcune trovate interessanti e pregne di coraggio, che hanno generato più e più volte in me quella curiosità tipica, di chi ora ne vuole ancora .

Dopo il rilascio del capitolo zero (I fiori del male), che ha riscosso un grande interesse tra la critica specializzata ed i fan, il 27 maggio sarà finalmente la volta del capitolo uno, dal titolo: Verso nuovi orizzonti.

Dragon Ball

Collocandosi esattamente dopo l’arco narrativo di Majin Bu, quest’opera punta a proseguire il discorso inerente ai guerrieri Z, senza però tralasciare quanto visto di recente nella serie Super. Ed ecco quindi che personaggi come Lord Beerus e Champa fanno il loro ingresso in scena, affiancati da alcuni combattenti già noti (felicissimo di aver ritrovato) e da altri invece totalmente inediti, inventati di sana pianta. Sì, perché ogni nuova minaccia che si rispetti necessita sempre di volti nuovi.

La trama riesce così ad aprirsi a scenari interessanti, a mo’ di ventaglio, cercando di imprimere il proprio marchio e la propria identità, osando e spingendosi verso territori tuttora inesplorati. Si concede persino il lusso di rimaneggiare il percorso già prestabilito di alcuni personaggi, senza snaturarli fortunatamente, ma facendosi carico di responsabilità non indifferenti che viene lecito chiedersi: dove volete condurci? Maledetti!

Dragon Ball

Le tavole di Raffaele profumano di stile, che se la rete potesse essere tangibile a quest’ora mi ci starei perdendo, sfogliandole. Non nego di aver deliziato il mio appetito visivo più sul suo operato, che su quello dell’allievo Toyotaro. Si, quello di Dragon Ball AF prima che diventasse quello di Dragon Ball Super, c’avete presente? Che per carità, gran disegnatore, ma dal tratto sin troppo pulito per quanto concerne i miei gusti.

Nei disegni del buon Raffy invece c’ho ritrovato quel tratto che da tempo cercavo e che sin da bambino ho imparato ad amare, ossia quello di Toriyama, così dannatamente bello nel suo essere così deliziosamente impreciso. Vi è comunque uno stile che l’autore è riuscito a fare suo, padroneggiadolo a dovere e che non vedo l’ora di capire come si evolverà nel tempo.

Dragon Ball

Insomma, cos’altro aggiungere?

Io so solo che mi sono fatto prendere per mano da questa inedita storia, lasciandomi a mia volta guidare dai suoi intriganti risvolti. Perciò, se qualcuno è all’ascolto, cortesemente, dia in mano a questi ragazzi gli strumenti necessari a far sì che anche le piccole ma ininfluenti sbavature, figlie più che altro di un prodotto autogestito, possano essere limate. Chissà che così facendo non si accorcino anche i tempi necessari al completamento del secondo capitolo.

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Gennaro Schiavelli

“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”