Bioshock Infinite e la bellezza celata di Elizabeth
Una retrospettiva sul personaggio che ha reso celebre il terzo appuntamento con la saga creata da Ken Levine
Elizabeth: “Book, hai paura di Dio?”
Booker DeWitt: “No. Ma ho paura di te.”
Con queste esatte parole si apre Bioshock Infinite, terzo episodio di una saga divenuta famosa grazie ad un immaginario capace di restare ancora oggi impresso nei nostri ricordi. Dalla subacquea cittadina di Rapture vista nel primo e secondo capitolo si passa dunque ai magnifici panorami di Columbia.
La prima volta che la vidi là, immersa tra le nuvole, il cielo sembrava il più azzurro e brillante che avessi mai visto, quasi fosse un paradiso. Successivamente, però, gli occhi si abituarono alla luce ed è lì che potei scorgere un mare di facce bianche intente a fissarmi. L’odio verso colui che veniva etichettato come falso Pastore era realmente palpabile, reso ancor più credibile dall’irruenta scontrosità della popolazione nei miei confronti.
Il vero faro di Bioshock Infinite
L’unica luce, ancora di salvezza di una città galleggiante sospesa chissà dove, era rappresentata dalla più classica delle fanciulle in pericolo e che necessitava al più presto del mio aiuto. Elizabeth ‒ questo il suo nome ‒, rinchiusa all’interno di una gigante statua raffigurante il simbolo di Columbia ed esperimento vivente di quel pazzoide profeta che risponde al nome di Zachary Comstock.
Una fanciulla dagli occhi grandi pieni di vita ma colmi di altrettanta tristezza, dotata di un potere in grado di aprire squarci temporali verso altri mondi; resa per questo prigioniera e vittima di una religione dannatamente oppressiva, forte di quella sua pantomima così contraddittoria.
Fu amore a prima vista.
Durante la nostra fuga fu una sorpresa vederla indignarsi a seguito di atti di mera violenza così come restare ammaliata dai paesaggi che potette ammirare per la prima volta in vita sua. Questa sua capacità continua di adattamento era così dannatamente naturale. Sembrava così reale. Così viva.
Quella che credevo dovesse essere una fanciulla da proteggere a qualunque costo si è rivelata essere una persona dalle mille risorse: caparbia, temeraria e caratterialmente forte. Era in grado di difendersi benissimo da sola ed anzi, di difendere anche il sottoscritto dalla tirannia cruenta di questo pazzo mondo. Che ironia…
A volte credi di poter salvare le persone, ma in realtà il primo a dover essere salvato sei proprio tu.
I.A. – Intelligenza Artificiale
Stando a quanto emerso dalle dichiarazioni degli sviluppatori negli anni successivi, ci sono voluti la bellezza di circa cinque anni ed un investimento andato ben oltre i 100 milioni di dollari, per ricreare un’intelligenza artificiale che potesse sembrare così dannatamente viva.
Un lavoro che a detta degli stessi sviluppatori è stato lungo e intenso ma che gli ha permesso di portare sui nostri schermi un personaggio di un’incisività che non sempre si vede nei videogiochi. Un personaggio capace di vivere, esistere e resistere anche alla piaghe inesorabili del tempo.
L’intera saga di Bioshock è disponibile per tutti gli abbonati PlayStation Plus. Fossi in voi non me la lascerei scappare per nulla al mondo.
“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”