Fantasian: la fantasia finale di Hironobu Sakaguchi – Recensione
Un inno ai classici J-RPG di un tempo
Ma quanto è bello Fantasian!? Non so quante volte abbia letto che titoli come i Bravely Default oppure Octopath Traveler fossero all’altezza dei vecchi Final Fantasy, capaci di far rivivere le sensazioni provate con i J-RPG del passato e altre amenità di questo tipo. Da grande appassionato del genere mi sento di affermare con estrema sicurezza che non ci sia niente di più falso (o quantomeno sbagliato) poiché non basta realizzare un gioco in stile retro con battle system a turni per rievocare i bei tempi che furono. Il periodo aureo dei J-RPG della generazione 16-32 bit è ormai un lontano ricordo; salvando buona pace delle solite produzioni (che questa volta non starò lì a menzionare) è innegabile che il genere sia da tempo in una fase di stanca non indifferente, con opere che fanno davvero fatica a brillare, nascondendo spesso la mancanza di idee e creatività dietro l’old style/school, con tutti a gridar subito “evviva, il richiamo ai vecchi Final Fantasy”. Ma per favore… Non basta inserire i guerrieri della luce e i cristalli per essere sulla stessa lunghezza d’onda, né tantomeno per proporre il livello qualitativo raggiunto dai migliori capitoli della serie targata Square (quella antecedente alla fusione con Enix che a parte Dragon Quest riesce ormai a fare decisamente poco). Ci vuole ben altro per riuscire nell’intento, in quanto i giochi di ruolo giapponesi degli anni 90′ restano ancora oggi dei pilastri irremovibili, nonostante alcuni possano accusare un po’ gli anni sul groppone (il tempo passa per tutto e tutti).
Succede poi che come un fulmine a ciel sereno arriva un titolo davvero capace di far rivivere le emozioni provate con i grandi classici J-RPG di una volta, su una piattaforma/servizio purtroppo passato un bel po’ in sordina; ed ecco che in pochi lo prendono sul serio in considerazione. È dopotutto il triste destino di Hironobu Sakaguchi, il leggendario papà di Final Fantasy: da quando ha lasciato la compagnia e il brand che lo ha reso celebre non è mai più riuscito a creare titoli di successo commerciale, arrivando a sviluppare addirittura giochini per il mercato mobile. Dopo The Last Story sembrava davvero finita, dovendo rassegnarci all’idea di mettere una bella pietra sopra ed accettare che quella sarebbe stata veramente “l’ultima storia” di Sakaguchi. Di punto in bianco arriva però Apple con il suo servizio Apple Arcade e decide di investire un budget (ovviamente basso) su uno dei game designer più talentuosi e brillanti della storia dei J-RPG (spesso e volentieri criticato e snobbato per motivi che faccio sempre un po’ fatica a comprendere), permettendogli di dar vita al peculiare Fantasian e collaborare nuovamente spalla a spalla con il noto compositore, Nobuo Uematsu, ovvero l’uomo che ha dato vita ad alcuni dei brani musicali più belli del panorama videoludico.
E qui sì che si respira aria di Final Fantasy, cazzo! Vuoi perché c’è il duo che ha da sempre contraddistinto gli stilemi della serie, vuoi perché il livello qualitativo è decisamente più alto, quel che è certo è che Fantasian sia un titolo che ogni appassionato del genere non può proprio lasciarsi scappare, sebbene ci sia l’ostacolo della piattaforma: è possibile infatti giocarlo solo se abbonati ad Apple Arcade e se si è in possesso di un dispositivo iOS, essendo appunto un’esclusiva. Anche un MacBook o una Apple TV vanno bene (quest’ultima è stata infatti la mia scelta), ma spero vivamente che il gioco possa uscire in futuro su console, dove meriterebbe di stare per davvero. Nonostante la natura mobile, l’ultima fatica di Sakaguchi e Mistwalker è una produzione che nulla ha da invidiare a quelle presenti sul mercato home. A tal proposito va però detto che sono proprio i limiti produttivi che hanno fatto sì che Fantasian divenisse l’opera meravigliosa e peculiare quale è. Avesse ricevuto un investimento economico da tripla A è difficile pensare che lo stile grafico sarebbe stato quello adottato con i diorami reali fotografati e renderizzati come modelli poligonali 3D. D’altronde erano quegli stessi limiti a spronare gli sviluppatori di J-RPG a tirar fuori il meglio con la creatività, le idee e appunto con le storie; elementi che in molti sembrano aver perduto ormai per sempre.
Non per altro quando si parla di giochi di ruolo di matrice nipponica si tende spesso ad enfatizzare solamente ciò che riguarda il grado di coinvolgimento e la storia, i suoi colpi di scena, passando quasi in secondo piano gameplay e battle system (dove l’unica preoccupazione sembrerebbe essere legata alla tipologia: turni o real time). Bazzicando sui forum e guardando di tanto in tanto qualche video, ho notato che Sakaguchi viene spesso accusato di non essere un grande scrittore e sceneggiatore, sopravvalutato dunque come game designer. Il suo unico merito sarebbe a conti fatti la creazione di Final Fantasy e poco altro. Fortunatamente non tutti gli appassionati sono di questo avviso (e menomale, aggiungo), ma inevitabilmente è come fossero nate due fazioni: quelli che venerano (forse pure troppo) il Saka [sì, dai, mi ci metto anch’io – NdA] e quelli che invece non lo ritengono chissà quale talento o genio. Tralasciando che i suoi meriti non siano legati soltanto a Final Fantasy e che sarebbe necessario un intero articolo per disquisire su quanto di buono fatto per l’industria dal designer giapponese, mi limiterò a dirvi che – sì – probabilmente costui non rientra tra i migliori sceneggiatori e scrittori al mondo (nell’ambito dei J-RPG, sia chiaro); autori come Tetsuya Nomu… ehm Takahashi, Masato Kato o Yoshitaka Murayama (giusto per citarne tre) sono di sicuro penne più brillanti, di un livello superiore… ma conta davvero solo questo quando si crea una storia? Bisogna indubbiamente avere un talento enorme per dar vita a opere di gran spessore come Xenogears, Chrono Cross o Genso Suikoden I & II, ma questo stesso talento non è da meno in produzioni come Final Fantasy IV, Lost Odyssey o Fantasian.
Il buon Hironobu Sakaguchi non sarà bravo quanto Murayama, eppure trovo che il modo in cui egli narra le storie abbia davvero pochi eguali in circolazione. The Last Story su Nintendo Wii non verrà di certo ricordato per la qualità della sceneggiatura, la quale si rifà ai soliti cliché narrativi, quanto più per i suoi personaggi e il viaggio intrapreso. Sarà indubbiamente sempre una cosa piuttosto soggettiva, ma il grado di coinvolgimento emotivo delle opere del papà di Final Fantasy l’ho ritrovato difficilmente altrove; forse giusto nei Dragon Quest, ma proprio perché anche Yujii Horii è un autore che con la semplicità ti entra dritto nel cuore. La difficoltà d’altronde è tale soprattutto quando si raccontano storie con soluzioni narrative trite e ritrite, proprio perché si tratta di materiale abusato e quindi tenere ugualmente incollato allo schermo il videogiocatore non è di certo cosa facile. Oltre alla storia è tanto importante la creazione dei mondi di gioco e dei personaggi che lo popolano, e qui il Saka è sempre stato brillante, tanto che in Fantasian ha realizzato un lavoro meticoloso, mettendo in scena più regni oltre quello umano, creando un vero e proprio piano multidimensionale che avrà un ruolo importantissimo sia nel racconto che nel puro gameplay. Non per ultimo vi sono infine il battle system e il sistema di crescita, aspetti con cui bisogna avere a che fare praticamente per tutto il tempo quando si è alle prese con un J-RPG. Pure in questo il celebre papà di Final Fantasy si è sempre rivelato geniale e mi sento di azzardare che abbia raggiunto l’apice proprio con la sua ultima fatica. È incredibile che in circa ottanta (80) ore non abbia mai accusato le battaglie, anzi… al contrario ne avevo sempre voglia, senza contare che la varietà strategica e di approccio con i boss è stata altissima. Ogni volta era un’esperienza nuova, tanto da spingermi a sfruttare tutte le possibilità ludiche offerte dal meraviglioso battle system di questo J-RPG, capace ogni volta di regalare gradite soddisfazioni.
Ci sono diverse particolarità nel sistema di combattimento di Fantasian e descriverle tutte sarebbe quasi deleterio. Vi basti sapere che ogni personaggio ha delle abilità specifiche con un raggio d’azione differente che permette di colpire più nemici contemporaneamente. Addirittura alcuni di essi possono curvare il proprio attacco; la perfetta evoluzione di quella che era una brillante meccanica dell’eterno capolavoro qual è Chrono Trigger. Qui però non dovremo preoccuparci solo di come direzionare i nostri attacchi, ma anche da dove (e come) colpire. A tal proposito le boss fight si sono rivelate spesso dei veri e propri puzzle strategici con nemici da spostare, altri da attaccare con il giusto tempismo mentre aprono la bocca e così via. Il titolo targato Mistwalker si è semplicemente rivelato uno dei più profondi e complessi a cui abbia mai giocato e ad arricchire il tutto ci pensa il Dimengeon, un accrocchio utile a catturare i mostri degli scontri casuali e affrontarli tutti in una volta in un’altra dimensione. L’idea è davvero avvincente poiché permette di esplorare con più calma i vari luoghi ed è possibile attivarlo e disattivarlo con un semplice tasto. Unico appunto è che forse in alcuni casi la frequenza degli scontri è piuttosto altina, riempiendo il Dimengeon abbastanza in fretta (attraverso delle subquest è possibile espanderne la capienza, portandolo dai 30 mostri iniziali ad un massimo di 50). In compenso, però, affrontare tutti i nemici catturati in una singola sessione permette di salire di livello molto più velocemente, tant’è che si rivela ottimo in particolare durante qualche raro momento di puro grinding (tipico del genere). Verso metà gioco ritroverete inoltre un macchinario che in cambio di una cifra abbordabile vi svuota il Dimengeon; ciò diventa fondamentale soprattutto nel caso esploriate zone con nemici al di sotto del vostro livello. In questo modo è possibile evitare battaglie lunghe ed inutili per il level up (o semplicemente quando avete poca voglia di affrontare una cinquantina di nemici contemporaneamente). Nel caso vi dovesse spaventare l’idea di affrontare un numero così elevato di mostri in una singola battaglia, sappiate che le meccaniche di Fantasian sono così ben consolidate che non solo diventerà un piacere abbattere bestie e demoni vari, ma lo farete con estrema rapidità, buttandone giù tanti alla volta.
Se nel battle system ritroviamo un punto in comune con Chrono Trigger, sappiate che ne è presente un altro con Final Fantasy X. Proprio come in quest’ultimo, è possibile far combattere l’intero party “switchando” i personaggi durante le battaglie. In Fantasian non è però necessario farli subentrare tutti per garantirgli punti EXP siccome il gruppo guadagnerà esperienza a priori. È davvero incredibile come il battle system sia tanto classico e tradizionale quanto al contempo unico ed originale. Sembra quasi un ossimoro, ma vi posso garantire che è così e funziona dannatamente bene. Nella seconda metà di gioco verrà sbloccato persino l’albero delle abilità, nonché una tecnica speciale per ogni membro del party, andando ad approfondire ancor di più questo brillante titolo. Ci tengo a precisare che allo stato attuale Fantasian non è diviso in due episodi poiché con l’uscita della seconda parte è diventato – logicamente – un tutt’uno; non vedrete più i titoli di coda al termine della prima, ma vi sarà abbastanza evidente capire quando sarete arrivati alla seconda, sia per gli eventi che per l’andamento dell’opera stessa che dalla linearità iniziale passa ad una struttura più aperta con tanto di livelli consigliati nei vari luoghi scoperti [ciò mi ha riportato alla mente un po’ il cambio disco dei giochi di una volta – NdA]. Ed è proprio in questa fase che l’ultima fatica di Sakaguchi esplode dando il meglio di sé, grazie ad un tasso di sfida (ma anche strategico) più alto che permette di sfruttare tutte le splendide caratteristiche del sistema di combattimento, ad una componente esplorativa ancor più marcata e all’approfondimento di tutti i personaggi ed i loro background. Di contro il ritmo dettato dalla narrazione forse cala un pochino proprio a causa della minor linearità, ma onestamente non ho proprio accusato il colpo, in quanto totalmente rapito dal viaggio intrapreso. Non mancheranno le quest secondarie – espanse soprattutto nella seconda parte – che spaziano da piuttosto semplici e tradizionali (ma efficaci) a quelle più articolate e complesse. Una addirittura ci accompagna per quasi tutta la durata dell’avventura e contestualizza il New Game+ qui non relegato al raggiungimento dei titoli di coda, bensì motivato con un vero e proprio escamotage narrativo (decisamente riuscito, va detto); pertanto è possibile iniziare la nuova partita senza concludere l’avventura, ma al di là di questo diventa necessario se si vuol portare a compimento una particolare quest in cui viene richiesto un livello molto alto che è un po’ difficile da raggiungere normalmente (forse non impossibile, comunque).
Il viaggio in Fantasian è semplicemente indimenticabile. Il merito è tutto della sua narrazione docile ma al tempo stesso efficace e coinvolgente, di un party affiatatissimo capace di strappare tante emozioni e risate, di personaggi in generale ottimamente caratterizzati, al di là del loro ruolo negli eventi (seppur sviluppati sulla base di archetipi ormai noti), ma soprattutto di uno stile artistico così straordinario e singolare che non può che lasciare ammaliati. Quando ho mosso i miei primi passi nell’opera ultima targata Mistwalker ero lì meravigliato ad osservare la bellezza di quei diorami che hanno preso letteralmente vita. Diorami tutti diversi, variopinti ed esteticamente superlativi (poi dicono che il videogioco non sia arte). Fa un certo effetto vederli in azione per chi come me ha seguito con nutrito interesse il dietro le quinte della produzione: guardarli per quello che sono realmente e farci poi camminare sopra Leo e compagni è un qualcosa di indescrivibile. Il lavoro di rendering ha originato qualche leggere sfocatura, ma nulla che abbia davvero compromesso lo splendore visivo di Fantasian; basti pensare che per eseguire il lavorone in questione ogni diorama è stato fotografato da diverse angolazioni per garantire così anche le diverse inquadrature in-game. Non da meno il chara design dei personaggi principali che ho trovato più che riusciti sia nel puro aspetto che nel look in generale, mentre potrebbero risultare un pochino più anonimi gli NPC (nulla di eclatante in ogni caso, soprattutto se consideriamo la natura del progetto). Nel complesso Fantasian è visivamente strepitoso, nonostante soffra di qualche lievissima sbavatura e alcuni cali di frame rate che però non so se siano da attribuire alla mera ottimizzazione del prodotto o all’Apple TV (che – vi ricordo – non è comunque una console ed è già tanto che faccia girare questo gioiellino). Non ho avuto modo di testare il titolo su ulteriori dispositivi iOS, d’altronde ho acquistato questa scatoletta proprio per abbonarmi ad Apple Arcade e poter così usufruire dell’opera che più bramavo in assoluto (dopo il sequel di Breath of the Wild che quei maledetti alla Nintendo si ostinano a non far uscire – ma va benissimo così).
Grazie al suo caratteristico stile, esplorare è un piacere perpetuo. Il ritmo (noto anche come pacing) è strabiliante: riesce continuamente a sorprendere con trovate sempre fresche e differenti, proponendo situazioni di gioco a dir poco avvincenti e senza mai perdere colpi. Che sia per una quest principale, una missione secondaria, per ritrovare i forzieri chiusi a chiave (delle tante disponibili) oppure materiali di creazione per potenziare il proprio arsenale o per alcuni oggetti “collezionabili”, sappiate che il titolo vi terrà incollati allo schermo e le battaglie non saranno lì a smorzare gli equilibri (come può invece accadere in molti altri esponenti del genere) proprio perché – come accennato in precedenza – sono talmente divertenti che si prova del gusto ad affrontarle, non pesando di conseguenza nemmeno nei casi in cui sia necessario salire di qualche livello. Nelle battute iniziali potrebbe apparire come fin troppo facile, ma basterà proseguire nell’avventura per capire che non sarà assolutamente così, mettendo davvero a dura prova le capacità strategiche del videogiocatore. Non ho quindi paura ad affermare che quello di Fantasian sia uno dei battle system più entusiasmanti, profondi e belli che si siano mai visti in un J-RPG con sistema a turni classico. Giusto per ricordare (e ribadire) che il talento e la brillantezza di un game designer come Hironobu Sakaguchi vengano distinti pure da questi aspetti. Ad arricchire l’opera ritroveremo poi un escamotage simile ai Mille anni di sogni visti in Lost Odyssey (ve lo ricordate?), con dei racconti che vanno ad enfatizzare il background di buona parte dei personaggi (antagonisti compresi). La qualità non raggiunge ovviamente quella del capolavoro per Xbox 360, ma è più che normale considerando che nell’epopea di Kaim Argonar vi era un certo Kiyoshi Shigematsu (noto romanziere giapponese), per cui era difficile replicare la stessa profondità; la tematica dell’immortalità lasciava inoltre maggior spazio al coinvolgimento e all’impatto emotivo, davvero devastante nei sogni di Lost Odyssey. Tuttavia è stato svolto ugualmente un ottimo lavoro e Nobuo Uematsu non è stato da meno, accompagnando i racconti con temi musicali struggenti, capaci di generare un’atmosfera pazzesca che ti fa sentire come se fossi dentro quelle storie.
Tutta la colonna sonora è all’altezza del compositore che l’ha realizzata, rivelandosi uno dei lavori di composizione più ispirati del grande Uematsu. C’è poco da fare, nessuno è come lui. I temi in Fantasian sono molteplici e spaziano su svariati generi, proprio come sono tante le tematiche che l’opera affronta. In generale abbastanza note, in particolare per chi mastica J-RPG da una vita; messe però tutte insieme in maniera semplicemente sopraffina. In pieno stile Sakaguchi che riesce a smorzare i toni più cupi e seriosi con siparietti comici degni di nota. Saranno diversi i brani che rimarranno impressi nella memoria, uno su tutti è il tema della battaglia finale, ma a me personalmente piace moltissimo quello di Tan. Un personaggio che sulle prime potrà apparire come il solito membro del party sulle sue e poco incline ai rapporti sociali, presenterà in seguito dei risvolti interessantissimi; stesso dicasi per Zinikr e gli altri. Non da meno risulta la gestione degli antagonisti che mi ha colpito in positivo, proprio perché ogni personaggio è mosso da ideali che portano alla riflessione. Persino gli intenti più folli hanno in realtà alla base delle motivazioni per cui è possibile provare empatia. Non è quindi solo una mera questione di ristabilire l’ordine e sventare la minaccia originata dal Chaos (uno degli elementi caratteristici in Final Fantasy), ma molto di più. Dal classico pretesto del protagonista afflitto da amnesia, Fantasian solleva poi degli sviluppi narrativi di spessore, mantenendo al contempo un’evoluzione tipica del genere basata sulla semplicità (che non per forza fa rima con banalità) e che saprà appassionare come solo i grandi hanno saputo fare, rivelandosi un mero inno ai classici J-RPG di un tempo.
CONCLUSIONI
Overall
-
GRAFICA - 9.2/10
9.2/10
-
GAMEPLAY - 9.4/10
9.4/10
-
AUDIO - 9.3/10
9.3/10
-
LONGEVITÀ - 9.5/10
9.5/10
IN SINTESI
Hironobu Sakaguchi è tornato, e lo ha fatto in grande stile. Pur non trattandosi di un progetto tripla A, Fantasian si è rivelato un prodotto eccezionale sotto ogni punto di vista, impreziosito da quella verve tipica dei J-RPG old school di cui tanto si sente la mancanza. Certo, inevitabili sono alcune rinunce dovute ai limiti produttivi, come ad esempio una componente registica che non può spingersi oltre il dovuto (non sarebbero dispiaciuti più filmati e cutscene), ma che tutto sommato sa comunque il fatto suo. Mistwalker ha saputo confezionare un titolo brillante e dallo stile artistico più unico che raro, proponendo soluzioni di gameplay strabilianti; il tutto accompagnato dalle sapienti note di Nobuo Uematsu che ancora una volta ha dato vita ad una colonna sonora semplicemente meravigliosa, capace di toccare le corde emotive giuste. Sono davvero pochissimi i temi riusciti a metà; uno su tutti potrebbe essere proprio il battle theme che paradossalmente ci ritroveremo ad ascoltare con minor frequenza rispetto agli standard del genere poiché saremo a combattere più spesso nel Dimengeon. Fantasian è insomma un gioiello; un piccolo grande capolavoro che ha come unico neo la piattaforma che al tempo stesso gli ha permesso di esprimersi.
Spero vivamente che Apple riveda un po’ i piani per il suo servizio, in quanto il prezzo è indubbiamente vantaggioso, ma non poter acquistare il gioco e quindi possederlo fa un effetto straniante, soprattutto per chi come me è poi legato in particolar modo al retail. Sarebbe per me un sogno se un domani dovesse arrivare sul mercato console in edizione fisica da sfoggiare con fierezza nella mia collezione, ma mi accontenterei anche dell’acquisto in digital. Per ora non possiamo comunque che gioire, in quanto non fosse stato per l’investimento di Apple è probabile che un’opera di tal calibro non avrebbe mai visto la luce. Ed è per me sempre un sogno poter vivere un’avventura che porta le firme di Sakaguchi e Uematsu; inevitabilmente rivivo le emozioni dei bei tempi che furono, e la mente non può che rievocare i gloriosi Final Fantasy del passato. È indubbio che esistano J-RPG migliori, ma pochi riescono ad imprimere la magia che permea le opere a cui lavorano questi due grandi autori. Per me un punto di riferimento costante, dove sento la necessità di tornare ogni volta perché uniche sono le sensazioni che mi fanno vivere. Fantasian non fa eccezione.
Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.