Immortals Fenyx Rising – Recensione
Grazie ad un codice PlayStation 5 fornitoci da Ubisoft abbiamo potuto provare con mano l’ultima opera di Ubisoft Quebec e restarne decisamente ammaliati
C’è un tempo per tutto, anche per parlarvi di Immortals Fenyx Rising, finito all’incirca una settimana fa ma che sentivo il bisogno di dover assimilare prima di esprimere un qualsivoglia parere.
Non parliamo certo di un titolo originalissimo o che abbia chissà quali pretese, ma fidatevi se vi dico che per analizzarlo al meglio avevo necessariamente bisogno di tempo e parlarvene quindi a mente fredda.
Naaah…
Puttanate le mie, ragazzi; puttanate.
La verità è che trovare gli incastri giusti a tutti gli impegni quotidiani che la mia vita riserva sta diventando deleterio, e così sono arrivato lungo; non sono riuscito a rispettare la tempistica che mi ero prefissato.
Poco male: se tanto mi dà tanto, questo tempo è comunque servito davvero. Perché l’avventura di Ubisoft mi è rimasta dentro, anche dopo una settimana intervallata da altri giochi, e perché ancora oggi il ricordo di ciò che è stato quel viaggio è vivido; lucidamente impresso.
Narrando
Una commedia dai toni strampalati che mette Zeus e Prometeo nelle vesti di narratori operanti (grazie a voci fuori campo, salvo alcune rare occasioni) e che ci raccontano di come una semplice umana sia intenzionata a salvare il mondo dalla minaccia del perfido Tifone. Una storia classica, mai pretenziosa, che mette in scena le gesta di Fenyx (di cui potrete sceglierne sesso ed aspetto), e che pur senza voler giocoforza piacere regala persino qualche colpo di scena, attraverso una storia abbastanza lineare, ma comunque calzante.
Riesce dunque nella sua struttura, e per come è stata pensata e costruita, ad essere persino superiore ad altri open world, che non sempre sono stati capaci di unire racconto ed esplorazione con giusto criterio, perdendosi in un non nulla. Ed è proprio questa sua semplicità a rapire, al pari di un gustoso film d’animazione in CGI, che oggi come oggi paiono essere all’ordine del giorno.
Insomma, il perfetto collante al servizio di un’opera che, sin dal primo istante, mette in mostra buona parte di sé e regala piacevoli sensazioni.
Il combat system di Immortals Fenyx Rising
E quando sei provvisto di determinate doti è fondamentale farsi notare immediatamente e far capire, a colui che sta giocando, il potenziale di cui ti avvali. Ed Immortals Fenyx Rising fa proprio questo: riesce subito a catapultarti nel suo mondo grazie ad un gameplay che sulle prime può apparire spiazzante, forse per via di una mappatura dei comandi piuttosto inusuale (ricordo ancora la mia prima prova su Stadia), salvo poi redimersi non appena lo avrete assimilato. Il paragone con Zelda: Breath of the Wild, lo capirete poco a poco, reggerà sempre meno mano a mano che progredirete nell’avventura. Perché se è vero che alcune dinamiche siano pressoché identiche, il sistema di combattimento è quanto di più diverso ci si potesse aspettare. Non ha la profondità e la ricercatezza del capolavoro Nintendo ma pesca a piene mani quel tanto che basta dal reboot di God of War e, per finire, dal suo fratello maggiore che di nome fa Assassin’s Creed (gli ultimi, per intenderci, eh).
Tutto è più veloce, più hack’n’slash che altro, ed ha quella immediatezza che ben si sposa con i toni dettati dall’esplorazione e dalla narrativa. E seppur i nemici anche a difficoltà più alta non brillino sempre di intelligenza, di momenti di pausa, per riflettere ed ammirare il panorama (magari risolvendo qualche enigma), ne avrete sempre a sufficienza; pertanto ho trovato davvero perfetto l’inserimento di un tale combat system in grado di cambiarne il volto. Vi sarà quindi il solito tasto per bloccare il focus sui nemici, l’attacco leggero, la schivata, la parata, l’attacco pesante e via discorrendo. Il bello è che tutto viene comunque reso più appagante dal momento in cui sbloccherete nuove abilità tramite l’apposito menu, e ciò farà sì che anche i combattimenti (e non soltanto il resto), godano di quella profondità necessaria in grado di regalare qualche variante in più e scongiurare difatti la ripetitività.
Ripetitività che forse per le prime cinque/sei ore di gioco potreste effettivamente avvertire, perché seppur l’albero delle abilità potrà essere accessibile sin da subito, sbloccare le altre combo richiederà un certo quantitativo di punti esperienza. Non è nulla di preoccupante, intendiamoci, ma basandomi su quello che è stato il mio cammino al suo interno, ho comunque sentito il bisogno di farvi notare questo piccolo dettaglio; vuoi perché a volte magari non si ha pazienza nella progressione, vuoi perché i meriti di questo gioco risiedono decisamente altrove.
Esplorazione e puzzle solving
E per altrove intendo esplorazione e puzzle solving, due elementi che fungono da vera e propria colonna portante di Immortals Fenyx Rising. Se provate a concentrarvi esclusivamente sulla prima automaticamente vi imbatterete nella seconda, poiché una non esclude l’altra, ma piuttosto si completano. Già, si completano. Si completano facendoti capire ancora di più la ricercatezza che i ragazzi di Ubisoft Quebec hanno riposto nella lavorazione del level design, mai così naturale e funzionale. Giocando, non ho avvertito quel senso di smarrimento che potrebbe coglierti da un momento all’altro, ma tutto mi è apparso fluido e congeniale a ciò che stavo facendo. E così mi sono ritrovato dal risolvere un enigma a nuotare sott’acqua, finendo poi per arrampicarmi nuovamente sulla cima di una statua e raccogliere così qualche materiale utile alla lavorazione di oggetti. Tutto con una semplicità e una naturalezza mostruosa, che non ha fatto altro che avvalorare quanto visto fino a qualche attimo prima.
Perché, onestamente, se è pur vero che la tipologia di enigmi non è così estremamente variegata, ha comunque il grande merito di proporsi e mostrarsi in numerosissime varianti, semplici o meno semplici che siano. Se non l’aveste ancora capito, credetemi, sono in grado di creare attaccamento e morbosità come fosse quasi una malattia; un fattore addicted da cui non riuscirete a staccarvi se prima non ne avrete trovato la soluzione. Andarvene appagati da situazioni tali è quanto di meglio il gioco possa offrire e vi sfido volentieri ad abbandonare a sé stesse tali sezioni (perlomeno quelle opzionali), senza che possiate sentirvi delle merde dentro per non essere riusciti a venirne a capo. Provare per credere.
E se prendiamo l’esplorazione come una cosa a sé stante, separandola dal puzzle solving e concentrandola solo ed esclusivamente sul recuperare materiali e oggetti di vario genere, otterrete il medesimo effetto. Non è facile abbandonare un forziere in bella vista, magari su un promontorio, senza averci nemmeno dedicato un pensiero sul come lo si possa raggiungere. Lo vedrete? Lo vorrete! Questa è un’amara, ma piacevole verità. Ed il bello è che dovrete prestare comunque attenzione alla stamina che lentamente si consuma; e se deciderete di correre o immergervi sott’acqua, di scalare una montagna qualsiasi per il gusto di farlo. Che poi trovare le varie cose sparse in giro per la mappa non è una cosa fine a sé stessa, bensì ha tutto una funzione. Ad esempio i materiali o i consumabili vi permetteranno di creare pozioni diverse con cui alterare il vostro status, o più semplicemente di curarvi vita e stamina all’occorrenza. Tutto quindi, come dicevo, ha una funzione ben pensata ed implementata, che siano anche le armature e le armi che rivestiranno il corpo del protagonista, cambiandone aspetto estetico e parametri, che sia tutta quell’oggettistica capace di regalare immersività e profondità a quest’opera. Senza mai strafare o esagerare.
La bellezza estetica e di Immortals Fenyx Rising
Un’opera dal gusto intenso, anche estetico e sonoro, con una poetica di fondo che è raro trovare di ‘sti tempi. Premetto subito che lo stile scelto per rappresentare i vari personaggi coinvolti al suo interno non mi fa propriamente impazzire. Eccezion fatta per gli Dei e qualche nemico decisamente più ispirato, ho trovato il risultato sì piacevole, ma lontano dalla memorabilità (forse anche perché il protagonista non ha un suo reale aspetto ed è legato troppo all’editor). Diciamo che se fra un po’ di tempo dovessi dimenticarmi delle fattezze di alcuni di loro non ne farei certo un dramma, e saprei quantomeno che è sintomo di un qualcosa meno riuscito. Un contraltare se paragonato alla bellezza del mondo di gioco: acceso, colorato, artisticamente sublime e deciso a prendersi i meriti che gli spettano. Perché tutto è ben animato, dal vento alla selvaggina, fino a giungere alle onde del mare che si infrangono su spiaggia e scogli. E poi quel volere del gioco che ti spinge, prima che ad esplorare, ad aguzzare la vista (c’è anche una funzione dedicata al DualSense di PlayStation 5 a rendere la cosa più eccitante), fa sì che quanto appena descritto si elevi ulteriormente.
In Ubisoft non sono nuovi a creare comparti artistici di rilievo, e sicuramente i loro titoli ne sono pieni ma qui, ragazzi, si sono superati. Perché non hanno pensato a rendere tutto necessariamente più grande (e giocoforza a tratti vuoto), bensì si sono concentrati sul necessario e hanno reso l’isola di Immortals Fenyx Rising un’isola viva, contenuta ma pregna di luoghi da vedere, che ha un’anima capace di trasportarti e che, soprattutto, risulta credibile nelle intenzioni. Su PlayStation 5 è una me-ra-vi-glia (sia in versione qualità che performance) e non oso immaginare come possa essere su un PC importante in seguito all’ultima patch rilasciata dal team che ne aumenta in modo netto la qualità. Prima o poi dovrò provarla. L’unica cosa che stona non poco in tutto questo ben di Dio è l’HUD presente a schermo. Possibile non si sia riuscito a fare di meglio o a trovare una soluzione alternativa a quell’orribile “cosa” che ricorda tanto i giochi per smartphone? Ecchediamine. Sì, si può disattivare attraverso il menu di pausa e renderlo meno invasivo, però insomma… c’è, è brutto, e va detto. Inoltre non ricordo, al lancio, un titolo Ubisoft dal codice così pulito e rifinito. Sintomo questo che se solo lo si vuole, le cose possono essere fatte decisamente meglio. Giusto? Non ho visto nemmeno mezzo bug in tutte le 30 ore che sono servite per portare a termine la campagna principale e qualche missione secondaria.
Incredibile.
L’onirico accompagnamento musicale
Infine volevo concludere la recensione parlandovi di un sonoro che ha sicuramente i suoi meriti ed è in grado di coinvolgervi ulteriormente. Il Main Theme ed un altro paio di tracce credo siano le più riuscite dell’intero gioco e quelle che resteranno impresse nella mente di chi le ascolta, ma anche le restanti non sono da meno. Forse un pelino meno ispirate e più generiche, questo sì, ma comunque sempre soavi ed oniriche all’ascolto, e in grado di accompagnare l’azione a schermo senza troppi fronzoli. Fruendo dell’italiano come doppiaggio, invece, posso dirvi che siamo in linea con i prodotti a cui siamo abituati ormai da tempo e che quanto udito si attesta su livelli più che buoni. Non mi ha convinto troppo solo la voce di un paio di personaggi, ma va bene anche così: alla fine trattasi di figure che appaiono all’occorrenza e che non godono di chissà quale rilievo.
In definitiva è un titolo, quello Ubisoft, che mi fa ben sperare per quelli che saranno i prossimi giochi della compagnia.
Ci eravamo infatti abituati ad altro e ad una qualità che in Immortals Fenyx Rising ho finalmente ritrovato, perché sinceramente vedere questo publisher accusare un po’ l’imbrunire del tempo, mi ha fatto male. D’altronde io a questa software house devo molto, e ci sono parecchio affezionato perché ha saputo regalarmi tanti bei giochi nel suo lungo arco vitale.
Ma forse era necessario morire attraverso quel fuoco che arde per poter risorgere.
E una Fenice, lei sì, sa come risorgere dalle ceneri rimaste.
Si sa: c’è un tempo per tutto.
Speriamo che sia finalmente giunto quel tempo.
VOTO: 8.5
CONCLUSIONI
Mi sono trattenuto un tantinto all’interno di questa recensione su alcuni aspetti di Immortals Fenyx Rising, per non rovinarvi troppo alcune sorprese che credo possiate gradire. Non mi riferisco solo alla trama, ma anche a qualche meccanica di gameplay. Spero però che sia riuscito a farvi capire la bellezza e l’importanza che questo gioco può (e deve) avere, all’interno del panorama videoludico odierno. Parte da una base solida creata da Zelda: Breath of the Wild, ma si discosta nel suo essere fruita più di quanto immaginiate. Inoltre dimostra una compattezza ed una pulizia che hanno pochi eguali (specie se pensate che si tratta di un gioco Ubisoft), e che più che mai dimostra come volere è potere. Un titolo magnifico con qualche pecca legata alla caratterizzazione e allo stile scelto per rappresentare i personaggi (ma qui trattasi anche di gusto), che purtroppo non mi consente di elevare questo gioco al pari di altri capisaldi, ponendolo dunque poco sotto. Credo infatti che se vi fosse stata maggiore ricercatezza su questo aspetto, staremmo parlando ora di qualcosa capace di restare per sempre nell’immaginario, e invece manca quel piglio per far si che ciò avvenga. Quello che lo fa diventare un’icona. Avete presente Rayman, Altair, Jade (sempre per restare in casa Ubisoft)…? Ecco, di questo parlo. Ad ogni modo esplorare e risolvere enigmi è divertente ed appagante, anche grazie ad un level design e ad un comparto artistico di prim’ordine. Un titolo che ora è persino scontato e che ragazzi miei, non posso esimermi dal consigliarvi. Giocatelo, giocatelo, giocatelo. Non ne resterete delusi. Per niente.
“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”