Lost Odyssey: mille anni di ricordi – #ricordivideoludici
Scrivo queste righe mentre le note del main theme scorrono.
In un lampo, imperterriti, i ricordi di un periodo difficile riaffiorano.
Ricordi che si dissolvono nella bellezza di un viaggio.
Esperienza da sogno, e la realtà per un attimo scompare;
odissea perduta, brillante di purezza, nel cuor appare.
Incommensurabili diventano le emozioni,
trafiggono l’anima; ti segnano per sempre.
Quel viaggio è Lost Odyssey.
Quello di Hironobu Sakaguchi è un J-RPG straordinario che prende vita dalla collaborazione di artisti di gran talento: troviamo le musiche del superbo Nobuo Uematsu, personaggi nati dalle matite di Takehiko Inoue e i Mille anni di sogni dalla penna del romanziere giapponese, Kiyoshi Shigematsu. L’opera Mistwalker è un atto d’amore verso i classici giochi di ruolo di matrice nipponica, nonché verso lo stesso Final Fantasy. Non potrò mai dimenticare il temerario Kaim, la scaltra Seth, quel burlone di Jansen, la bellissima regina Ming, l’intelligente Sarah, i combina guai di Cooke e Mack, l’imbranato Tolten, il vecchio Sed e nemmeno lo spietato Gongora.
Lost Odyssey è giunto in un periodo particolare e piuttosto cupo della mia vita: stavo vendendo la mia collezione e saprete bene quanto per un collezionista possa essere difficile disfarsi di quegli oggetti di plastica dal valore inquantificabile. Avevo però bisogno di monetizzare, ad ogni costo, ed ecco che arrivai a prendere persino questa drastica decisione. Si dice comunque che non tutti i mali vengano per nuocere; così, dando via tutto e mettendo qualche risparmio da parte, pensai bene di potermi permettere di tanto in tanto un piccolo lusso. Mi ero perso totalmente la generazione Xbox 360/PlayStation 3 a suo tempo (in quel periodo ho avuto solo il Wii), ma erano tanti i giochi di mio interesse. Tra tutti vi era proprio Lost Odyssey (e anche Metal Gear Solid 4 per il quale comprai una PS3, ma questa è un’altra storia). Essendo un grande fan di Hironobu Sakaguchi ed apprezzando moltissimo le sue opere (quanto era bello The Last Story?), non potevo lasciarmelo di certo scappare. Spesso lo vedevo inoltre definito come il vero Final Fantasy XIII. Tuttavia anche questo non importa.
Sta di fatto che una volta arrivata la console e avviato il gioco fu subito amore. Lost Odyssey in quel momento era tutto per me: dopo il tentativo di stabilirmi in Germania finito male non riuscivo a trovare un nuovo impiego lavorativo, c’erano difficoltà in famiglia ed in più stavo dando via la mia collezione. Quel gioco era quindi la mia unica ancora di salvezza per staccare un po’ la spina e rifugiarmi dall’ostile realtà. Dopo una giornata di merda, sapevo che rientrato a casa avrei trovato Lost Odyssey a rincuorarmi. Un titolo capace di farmi vivere un tripudio di emozioni; per non parlare delle splendide novelle che enfatizzano non solo il background del protagonista immortale, Kaim Argonar, ma fanno anche riflettere sul tema della vita e la morte in maniera davvero superlativa ed esemplare. Lost Odyssey possiede tutti gli elementi che io cerco in un J-RPG, e tra questi vi sono ovviamente i combattimenti a turni. Il battle system è poi sì molto classico, ma davvero avvincente e stratificato. Il fatto poi che fosse su quattro dischi mi riportava troppo alla mente i bei tempi della prima PlayStation.
Si tratta di un’esperienza videoludica che mi ha davvero trascinato, dalla storia al gameplay sino alla più superflua attività secondaria. Le musiche, poi… e che ve lo dico a fare? Un autentico gioiello dell’era Xbox 360, retrocompatibile pure su Xbox One. Un capolavoro da non perdere e che ha segnato senza dubbio il mio vissuto di videogiocatore. Vendere la collezione è stato sicuramente un atto di sofferenza, ma non l’avessi fatto non avrei potuto affrontare quel periodo con Lost Odyssey. Lo avrei senza dubbio recuperato in seguito, ma non sarebbe stato lo stesso. A volte sembra proprio che certe cose debbano accadere in un determinato e preciso modo, poiché anche dal buio più totale ritroveremo la luce. Quanto desidero un secondo capitolo, ma purtroppo un talento come Sakaguchi è finito a sviluppare giochini mobile per campare. Tristezza infinita.
Non il migliore tra i J-RPG, ma il mio preferito in assoluto; questo senz’altro. D’altronde, dopo averlo giocato è difficile che non occupi un posticino riservato nel nostro cuore. E il mio lo ha conquistato sin da subito, in particolare durante l’intro con in sottofondo il main theme. Ancora lì, davanti ai miei occhi: un momento indimenticabile.
Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.