Resident Evil 3 Remake – Recensione
Abbiamo cominciato la nostra avventura in Resident Evil 3 Remake con il sorriso e lo stupore. I primi trenta minuti di gioco sono un concentrato di pura spettacolarità, non tradiscono le aspettative, ampliano benissimo il lavoro originale e lavorano egregiamente sulla costruzione delle scene. I personaggi sono infatti infinitamente migliori rispetto al progetto del ‘99 ed in generale si ha per tutta quanta la durata la sensazione che la trama sia stata modificata al meglio, agganciandosi in maniera egregia a quella del primo e dello scorso Resident Evil 2 Remake. Eppure, quando i titoli di coda scorrevano davanti ai nostri occhi, dopo circa otto ore di campagna, ci siamo sentiti molto confusi; terribilmente confusi. Nel nostro bilancio finale qualcosa non andava: abbiamo percepito delle imperfezioni che per forza di cose fanno crollare parte della magnificenza che questo titolo rappresenta.
A mente fredda, e a qualche giorno dal rilascio ufficiale, vi raccontiamo i pregi e gli insopportabili nei di questa seconda operazione di remake.
Resident Evil 3: una festa per gli occhi
A sorpresa, Resident Evil 3 si apre con una sequenza che cambia la prospettiva e ci mostra le paure e la solitudine di Jill Valentine; rinchiusa nel suo appartamento, sperando che il tempo passi in fretta, così da lasciarsi per sempre alle spalle Raccoon City. La situazione precipita dopo qualche istante, proprio durante il primo confronto con Nemesis che non tarda ad arrivare e ribadisce sin dai primi istanti il suo ruolo all’interno del racconto, e di questo siamo più che felici. Inizia così una corsa disperata alla ricerca della salvezza, mentre si muovono i primi passi all’interno di una cittadina ricreata con amore e dovizia di particolari. Risulta veramente difficile avanzare e non fermarsi a fissare ogni singolo cartello stradale o poster cinematografico; tutto è incredibilmente bello e reale, riesci quasi a toccarlo.
Non tardano ad arrivare anche momenti di pura nostalgia, ambienti e situazioni presenti nell’originale e qui restaurati alla grande. Capite bene che dopo aver vissuto e apprezzato Resident Evil 2 Remake, giocato la demo rilasciata qualche settimana fa e questa straordinaria introduzione, non potevamo non sentirci esaltati, sicuri che si trattasse dell’ennesimo colpo perfetto di Capcom. Vuoi o non vuoi, però, gli occhi e le orecchie li abbiamo anche noi e in questi ultimi giorni non abbiamo fatto altro che sentire continue lamentele e assistere a votazioni non proprio esaltanti, seppur lontane dalla catastrofe che alcuni raccontano. Un po’ di pregiudizio o comunque l’attesa di un passo falso innegabilmente ci sono stati. Continuando le nostre scorribande a Raccoon City tutto sembrava però ancora troppo bello, distante da quelle voci. La sezione che prosegue il bellissimo prologo è infatti quella della demo, nella versione finale ampliata non poco e modificata quanto basta a renderla inedita. Il level design si apre e scopre il cuore pulsante dei migliori Biohazard, fatto di backtracking, oggetti da trovare e premi sfiziosi, i quali dimostrano che abbiamo esplorato al meglio.
Anche Nemesis fa la sua comparsa ed è di primo acchito un rompipalle arrabbiatissimo che non molla, rendendo l’esplorazione un vero e proprio incubo. Qui entrano in gioco le novità ludiche di questo remake, la sua deriva action ed il ritmo serrato. L’ormai iconica schivata del capitolo originale ritorna e richiede non pochi sforzi per essere padroneggiata al meglio: si esegue con il tasto R1 e inclinando lo stick destro nella direzione desiderata; fate tutto questo al momento giusto e darete il via ad un breve slow motion subito dopo la rotolata, una frazione di tempo preziosa per mirare alla testa. Il gioco è ancora troppo esaltante, non è vero? Lo è, ma sfortunatamente non ci mette molto a scoprire il fianco. Da questo punto in poi Nemesis diventa infatti una presenza sì, ingombrante, ma anche molto sprecata. Tutti gli incontri con lui si trasformano in sequenze scriptate uscite direttamente da Uncharted, abbandonando tutte le buone sensazioni che caratterizzano le fasi precedenti. A volte più che una fuga partirà una sequenza di combattimento, delle boss fight che faticano a farsi apprezzare e stranamente si ripetono, trasmettendo al giocatore la sensazione di star affrontando di nuovo lo stesso scontro. Inutile dirvi che avremo gradito la presenza di più fasi sulla falsariga di quella descritta inizialmente, piuttosto che assistere a sequenze sì, molto belle e anche appaganti sul lato registico, ma poco ansiogene e soprattutto lontane dai ricordi un po’ sbiaditi dell’avventura originale.
È stato tagliato?
Resident Evil 3 è stato tagliato. L’avrete sicuramente letto da ogni parte, per cui è veramente inutile girarci attorno. Questo non è però necessariamente un difetto, in operazioni del genere tagliare non è affatto proibito, a patto di non dare al giocatore quello strano senso di vuoto e di rimpiazzare le mancanze con scene altrettanto riuscite.
Tutti gli enigmi della versione originale sono stati rimossi, scelta più che comprensibile, in quanto poco adatti al look realistico che Capcom ha abbracciato con il RE Engine. E ammettiamolo tutti e senza peli sulla lingua: erano belli in passato ma oggi ci avrebbero più che altro fatto sorridere. Perfetto, ma perché non trovare il modo di inserirne altri? Perché riciclarne uno dal 2 remake e pure male? Mancanza di tempo? Pochi fondi? Pigrizia? Impossibile dirlo, ma in tutta onestà non sono cose che ci riguardano e men che meno potrebbero giustificare il lavoro compiuto.
Per la cronaca, sappiate che mancano tante altre cose, come ad esempio le scelte e i finali multipli. Vogliamo però essere onesti nei vostri confronti e dirvi che, a differenza di molti altri nostri colleghi, la maggior parte dei tagli non ci ha minimamente infastidito, eccetto uno: la torre dell’orologio. Per buona parte del racconto si ha la sensazione di doverci prima o poi andare: la vedi sullo sfondo, è stranamente un modello più rifinito degli altri e i documenti disseminati per l’ambiente ne parlano. È quindi l’unico vero taglio brutale e ingiustificato; avrebbe potuto aggiungere al prodotto qualcosina in più e colmare alcune lacune. Per esempio sarebbe indubbiamente stata un’occasione perfetta per sperimentare dei puzzle inediti, donare al giocatore un momento di stacco dal caos delle strade e fargli riapprezzare i toni e i ritmi compassati di Biohazard. Così non è, e Resident Evil 3 si ritrova ad essere un titolo privo di enigmi e di sezioni come quella della demo e un’altra da vivere nei panni di Carlos ambientata in un ospedale che è meglio non svelare, in quanto ben riuscita.
Dura veramente così poco Resident Evil 3?
Questo terzo capitolo, fatta eccezione per il suo impianto un po’ più action rispetto al passato, deve veramente tanto allo scorso remake, tant’è che se arrivate da quelle parti vi sentirete subito a casa. Quella sensazione di grossa espansione o di titolo molto vicino al predecessore è quindi presente sin da subito, ma non pesa così tanto poiché, nonostante lo scheletro di gioco sia esattamente quello, prende un’altra via e si contraddistingue. Certo, le meccaniche rimangono più o meno quelle: c’è ancora la possibilità di combinare erbe e polvere da sparo, e tante altre piccole cose già presenti in passato. Detto ciò, questo Resident Evil 3 dura veramente così poco? Non giustifica il prezzo pieno? In realtà la durata è l’ultimo dei suoi problemi ed è perfettamente in linea con molti altri capitoli del franchise.
Giunti alla fine, a difficoltà standard, il tempo di gioco indicava ben 8 ore e 22 minuti. Molti avranno sicuramente commesso l’errore di guardare solamente il timer utilizzato per le consuete speed run che, chiaramente, esclude le cutscene, i momenti in cui ci comunicano dalla radio e tutte quelle sequenze dove non abbiamo il controllo della protagonista (e anche i Game Over). Momenti e situazioni che non possono assolutamente venire esclusi, altrimenti lo stesso identico discorso andrebbe allora fatto per tante altre produzioni, dai Metal Gear Solid alla serie di Uncharted. Che piaccia o meno sono attimi che fanno parte dell’esperienza, realizzati tra l’altro veramente bene. Vale dunque 60 euro? Assolutamente sì, ma siete liberissimi di non investirli e di pensarla diversamente; non dimenticatevi però che là fuori esistono esperienze altrettanto brevi e nonostante ciò riescono ad essere ben più esaltanti di titoli che toccano anche le 100 ore.
Resistance
Seppur inferiore alle aspettative e incapace di reggersi sulle proprie gambe, c’è anche Resident Evil Resistance, il quale potrebbe regalarvi qualche ora in più di divertimento.
Nei panni del Mastermind è possibile compiere svariate azioni e sbizzarrirsi con le tante evocazioni disponibili. Il tutto non è però rose e fiori: i problemi infatti subentrano quando si controllano i sopravvissuti, a causa di azioni spesso caotiche e tutt’altro che bilanciate a favore di una buona cooperazione con i compagni. Certo, ci sono alcune comparsate storiche che faranno sicuramente piacere ai fan, ma stentiamo a credere che questo multiplayer possa decollare e vivere di vita propria.
In ogni caso è bene specificare che non si tratti né di un punto a favore della produzione, né di un punto a sfavore: è semplicemente un’aggiunta abbastanza futile che non si lascia apprezzare, ma nemmeno disprezzare.
Video Recensione
VOTO: 8
CONCLUSIONI
Resident Evil 3 Remake è uno straordinario action game che spesso dimentica la sua natura di Biohazard. Il risultato è un’esperienza a tratti fenomenale e migliore dell’originale, ma poco basta per entrare in contatto con i problemi che lo affliggono, Nemesis e alcuni tagli operati su tutti. Rimane però piacevole dall’inizio alla fine, ben narrato e ricco di sfiziosi collegamenti con il 2 remake, soprattutto nei panni di Carlos.
Al netto dei tanti difetti presenti vi consigliamo comunque di non farvelo sfuggire, potreste davvero rimanerne fulminati, a patto di chiudere un occhio sulle lacune ribadite. Primo passo falso di Capcom? Forse mezzo.
Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età. Ha sempre avuto un occhio di riguardo verso i titoli fortemente story driven e tra i suoi giochi preferiti ci sono assolutamente la saga di Metal Gear Solid e The Last of Us.