Silent Hill – La consacrazione di Team Silent
INTRODUZIONE
Silent Hill è la mia saga horror preferita di sempre: i personaggi, la città, la colonna sonora, i mostri e l’atmosfera generale dell’immaginario della serie hanno conquistato il mio cuore, lasciando un segno che non se ne andrà mai. Di recente ho scritto un articolo sul sound designer della saga, Akira Yamaoka (QUI potete recuperarlo). Ebbene, quello era solo l’inizio di una serie di articoli dedicati a Team Silent e ai Silent Hill che ha creato, ovvero: Silent Hill, Silent Hill 2, Silent Hill 3 e Silent Hill 4: The Room.
Visto il mio amore per la serie, ho pensato di iniziare questo percorso di riscoperta, sperando di far provare una sana nostalgia a chi conosce già l’opera e anche di interessare qualche novizio portandolo a scoprire l’orrorifico – ma al tempo stesso estremamente affascinante – mondo di Silent Hill.
Finita la premessa, iniziamo la riscoperta del capitolo uscito su PlayStation nel 1999: il primo, storico Silent Hill!
Partiamo dal principio, è il 1996 e su PlayStation ha fatto il suo debutto un inedito titolo di Capcom; una nuova saga destinata a consacrare un genere, quello del survival horror. Stiamo parlando di Resident Evil.
Affascinata dal successo di questa nuova IP e volendo subito cavalcare l’onda del genere rielaborato da Capcom, Konami decise di cimentarsi nella creazione di un titolo simile, cercando di incontrare i gusti dell’Occidente puntando ad una produzione di stampo hollywoodiano.
Con questi punti in mente, l’azienda si mosse per imbastire un team che potesse creare il prima possibile il gioco richiesto; tuttavia non decisero di impiegare i loro migliori dipendenti, bensì quelli che erano considerati dei “reietti”; impiegati che avevano partecipato a vari progetti finiti poi per floppare e che aspettavano solo l’inesorabile arrivo della scadenza del loro contratto; persone delle quali pure la stessa Konami si era scordata. nacque così Team Silent.
I lavori per questo nuovo progetto survival horror iniziarono, ma il team non si trovò per nulla a suo agio durante il processo di creazione. Quello che non riuscirono a digerire era il fatto di dover creare un prodotto di stampo hollywoodiano; il loro desiderio era invece puntare maggiormente sull’horror psicologico, manifestando tutte le loro passioni in comune per questo genere, ispirandosi ad opere come Twin Peaks ed a maestri come Stephen King e David Cronenberg.
Konami, vedendo che le versioni iniziali del progetto create tramite le sue direttive avevano una qualità molto bassa e sentendo le richieste di Team Silent, decise di lasciargli carta bianca (non in maniera così semplice come sembra, ma di questo parleremo in un’altra occasione).
Iniziarono così i lavori sull’opera sbarcata su PlayStation che nel 1999 avrebbe sconvolto il panorama videoludico: Silent Hill!
INCIPIT
Silent Hill narra la storia di Harry Mason che, su richiesta di sua figlia di 7 anni, Cheryl, decide di recarsi nella cittadina che dà il nome al gioco (per l’appunto, Silent Hill).
Tuttavia, durante il tragitto in auto, Harry incrocia sulla strada una ragazza e per evitare di investirla, deraglia contro il guardrail e sviene.
Una volta risvegliatosi, nota che sua figlia Cheryl è scomparsa e si mette subito a cercarla a Silent Hill. La città ha però qualcosa di strano: è ricoperta da una fitta nebbia ed è costantemente accompagnata da fiocchi di neve – decisamente fuori stagione – che cadono dal cielo. Fatti pochi passi, il protagonista intravede una sagoma simile a quella di sua figlia nella nebbia; decide di inseguirla finché non raggiunge un vicolo nel quale tutto d’un tratto si fa buio.
Ma il buio improvviso non è l’unica stranezza: le pareti degli edifici, le grate che sbarrano tratti di strada si ricoprono infatti di ruggine; letti d’ospedale sporchi di sangue si trovano sul percorso senza alcun apparente motivo e si avverte il suono di una sirena d’allarme. A seguito di ciò, Harry vede uno strano essere crocifisso ad una di queste grate; dopo essersi domandato cosa stesse accadendo, si ritrova accerchiato da strane creature che lo attaccano.
Il nostro protagonista è però riuscito a salvarsi. Si risveglia in un cafè e al suo fianco c’è Sybil, la poliziotta che lo ha salvato. Quest’ultima gli fa alcune domande, lui le spiega cos’è successo e lei si offre di aiutarlo fornendogli anche una pistola vista la presenza di mostri in città; dopodiché, se ne va.
Harry decide di raccogliere tutto ciò che gli possa essere di una qualche utilità all’interno del cafè e fra i vari oggetti trova una radio che emette delle strane frequenze distorte. Queste frequenze sono il presagio per l’arrivo di un mostro alato (un Air Screamer, per la precisione); così subito spara al mostro e capisce che deve stare molto attento durante la ricerca della figlia e che la radio lo aiuterà a capire quando una di queste creature si trova nelle vicinanze. È con questi elementi che ci addentreremo nel vivo della storia e dell’azione del gioco!
DENTRO LA CITTÀ
La ricerca di Harry si svolgerà all’interno di Silent Hill, dei suoi luoghi diventati icona dell’epoca PlayStation e dell’immaginario dell’horror videoludico: la scuola, l’ospedale Alchemilla, la Chiesa Balkan; sono solo alcuni dei luoghi sublimi (in accezione della corrente artistica del Romanticismo, quel sentimento che mischia terrore e piacere nei confronti di un’opera o un luogo) che visiteremo e che hanno reso immortale questo titolo.
Silent Hill nasconde però un’altra faccia, quella dell’Otherworld; una dimensione distorta ,ammantata dalle tenebre, brulicante di creature orrorifiche, graffiante e decadente; grate di ferro e ruggine le fanno da padroni. Dovremo destreggiarci all’interno di questi infausti ambienti usando al meglio i nostri oggetti di cura, le munizioni delle nostre armi da fuoco e quelle da mischia. Harry tuttavia non è addestrato all’uso di queste ultime e l’imprecisione nel loro utilizzo sarà costante, perennemente presente nel combat system, non solo di questo primo capitolo, ma anche dei successivi.
È estremamente affascinante notare come Team Silent sia riuscito a contestualizzare un’effettiva incapacità nel costruire un combat system efficiente con la paura e l’incapacità del protagonista. Ci sono determinati momenti nel corso dell’avventura nel quale ci ritroveremo ad affrontare più nemici in contemporanea ed i problemi del sistema di combattimento riescono a fare il giro a tal punto da diventare parte integrante dell’atmosfera, aumentando sì la frustrazione, ma anche il terrore per l’incubo in cui ci stiamo avventurando.
Nel gameplay di Silent Hill non è però presente soltanto il combattimento, ma pure una forte componente esplorativa e di enigmi; anzi, sono per lo più queste ultime dinamiche ad essere preponderanti all’interno dell’esperienza.
Le mappe che ci aiuteranno nell’esplorazione; oltre ad essere estremamente importanti, sono curatissime, fra le più riuscite che si possano trovare in un’esperienza videoludica. Intuitive ed efficaci; un faro di speranza tra la nebbia che circonda il nostro percorso.
Gli enigmi saranno invece il nostro ostacolo più grande nel prosieguo dell’avventura. Questi metteranno sempre a dura prova le nostre meningi, essendo complessi al punto giusto e mai banali, regalando un forte senso di appagamento una volta risolti.
Nonostante Silent Hill sia una città in preda alle creature, alla nebbia ed al terrore, sono presenti comunque alcune persone e saranno proprio queste gli altri volti che si interfacceranno con Harry e che comporranno il mosaico della storia e dei segreti della città.
Personaggi iconici e che, pur essendo semplici, sono estremamente riusciti; in particolare uno (il mio preferito): Lisa.
IL FASCINO DI SILENT HILL
Ma cos’è che rende Silent Hill così affascinante?
Silent Hill ha tanti punti di forza, ma quello in cui mostra il meglio sono le atmosfere. Questa sarà una costante, almeno per i titoli sviluppati da Team Silent.
La città ammantata dalla nebbia, le creature mostruose, personificazioni del dolore di Alessa – personaggio chiave all’interno dell’avventura –, il fascino del culto del Dio e l’intreccio che lo lega a determinate personalità di spicco della città, l’Otherworld con la sua atmosfera cupa, opprimente, la sensazione di essere all’interno di un incubo senza fine. Il tutto intrecciato a degli ambienti tanto semplici nel concept quanto estremamente efficaci nella realizzazione e resa finale, nonché dalla colonna sonora dell’intramontabile Akira Yamaoka che contribuisce ad imprimere nella mente i ricordi del viaggio di Harry.
In Silent Hill si sente tanta passione. Passione per un horror mai banale, mai scontato. Si sente la condivisione di questa passione da parte dei membri di Team Silent; l’impegno che hanno messo nel realizzare la loro esperienza horror per omaggiare quell’immaginario che tanto amano e che li accomuna.
Silent Hill è anche la rivincita dei membri di Team Silent, persone ormai convinte di non avere talento e dimenticate da chiunque. Persone che, unite da questa considerazione comune da parte degli altri e dalla loro passione per l’horror e per il mondo videoludico, sono riuscite a riscattarsi e a ribaltare la situazione, portando nelle case di tutti un’esperienza unica nel suo genere, coinvolgente, toccante, spaventosa, sublime e rivoluzionaria, andando non soltanto a sconvolgere il mondo dei videogiochi, ma anche quello di altri media.
Come per il mio articolo su Metal Gear Rising: Revengeance, potrei continuare a parlare per ore di Silent Hill, andando a sviscerare più nel dettaglio momenti specifici del gioco, soundtrack, easter egg e trivia. Preferisco però fermarmi qui, sperando di aver fatto provare – tramite le mie parole e con le immagini – quella sana nostalgia con la quale ho aperto questo articolo, a chi già ha vissuto il gioco e di aver incuriosito chi ancora non l’avesse giocato… e se questo fosse il caso, vi prego: recuperatelo, non ve ne pentirete.
“The fear of blood tends to create fear for the flash”
Tutto iniziò con un Game Boy Advance SP…nulla fu più come prima!
Ludo Ergo Sum.