Console NintendoConsole SonyGiochiIn EvidenzaPC GamesRecensioni

Atelier Sophie 2: The Alchemist of Mysterious Dream – Recensione

Condividi la tua esperienza, grazie

0
(0)

Atelier Sophie 2: The Alchemist of Mysterious Dream sviluppato dal team Gust rappresenta il sequel che collega il primo capitolo con Atelier Firis nella trilogia Mysterious, narrandoci un racconto finora rimasto sepolto. Poco dopo essersi messi in marcia verso la prossima destinazione per diventare ufficialmente alchimista e trovare una soluzione per restituire un corpo quantomeno biologico alla sua mentore, Plachta. Sophie e la sua compagna di viaggio si imbattono in quello che ha le sembianze di un albero secolare e dall’aspetto decisamente curioso. Avvicinatesi con sospetto, Sophie e Plachta vengono risucchiate da un misterioso vortice, abbandonando così la loro tabella di marcia. Al risveglio, Sophie nota con sorpresa di essere sola: Plachta, che fino a poco fa la stava accompagnando, risulta scomparsa. La ripresa di coscienza della ragazza non solo viene accompagnata dallo stupore dell’accaduto, ma anche da un senso di smarrimento: l’alchimista tuttofare non riconosce il luogo in cui si trova, come se fosse finita a conti fatti in un’altra dimensione.

Vagando, la protagonista incontra due commercianti di una città situata a pochi passi, venendo infine accolta e ascoltata su ciò che ha da dire. Mentre rivela ad Alette e Pirka (le due ragazze che l’hanno soccorsa) di essere alla ricerca di Plachta, le due fanciulle conducono l’alchimista verso un atelier situato al di fuori delle mura di Roytale, permettendole così di imbattersi in una versione “più giovane” della sua amica scomparsa. Infatti, la ragazza che si parerà dinanzi agli occhi della protagonista non è altro che una versione di Plachta prima ancora che la sua anima venisse intrappolata all’interno del libro nel primo capitolo, e sebbene sia proprietaria dell’atelier in questione, è ancor ben lontana dalle conoscenze apprese alla sua veneranda età. Non passerà molto tempo prima di scoprire però dove si trova: come affermato dalla più giovane Plachta, Sophie e la sua mentore sono state catturate dalla dea Elvira, l’entità che governa questo mondo parallelo che prende il nome di Erde Wiege, apprendendo inoltre che il regno in cui si trova è popolato unicamente da persone che sono state “invitate” dalla stessa dea. Infatti, il potere di Elvira è quello di osservare i sogni delle persone, e qualora questi la incuriosiscono, invita questi sognatori nel suo mondo, dando a loro l’opportunità di realizzare le proprie ambizioni. Quello di Erde Wiege è un mondo in cui il tempo non passa mai, e con l’impossibilità di invecchiare, ogni essere umano ha la possibilità di concretizzare i propri sogni ed aspirazioni.

Atelier Sophie 2

Decisa a ritrovare la sua amica, Sophie girerà in lungo e largo all’interno di questo mondo parallelo, incontrando persone provenienti da epoche diverse e facendo conoscenze che mai si sarebbe sognata di fare. Senza anticiparvi ulteriori dettagli sui comprimari che accompagneranno la protagonista in questo viaggio onirico, la storia rimarca ancora una volta quei toni spensierati e leggeri che caratterizzano ciascun capitolo di Atelier, rendendo a tratti il racconto persino calzante. Tuttavia, in questa occasione la narrazione ci è parsa leggermente sottotono se confrontata con gli ultimi capitoli che hanno portato in auge il brand, seppur tenga fede ai canoni che delineano la saga. Con un cast rinnovato ed una caratterizzazione apprezzabile, Atelier Sophie 2 antepone un racconto che altro non è una sorta di anello mancante tra Atelier Sophie ed Atelier Firis.

Uno sguardo al gameplay

Se in Atelier Ryza 2 il sistema di combattimento aveva un approccio più action, quello di Sophie 2 invece riprende il sistema a turni dandogli un tocco di freschezza. Sebbene potremo schierare in campo solo tre membri del party, i compagni rimasti fuori si collocheranno nella retroguardia, con la possibilità soprattutto di poter scambiare i membri attivi in qualsiasi momento. Sfruttando funzioni come il Support Guard, il giocatore ha la possibilità di schierare in campo un personaggio in difesa di un altro, limitando non solo il danno subito, ma effettuando una rapida sostituzione ed adottando tattiche sempre differenti nell’arco di un combattimento. Tale “novità” viene rafforzata da elementi come le Azioni Doppie, le quali permettono di innescare in un’unica combinazione le abilità di due personaggi, che siano offensive o di supporto, potenziando così la fase d’attacco. Infine, ancor più devastanti sono i Dual Trigger, ossia delle abilità che eseguono una combinazione speciale tra due personaggi capaci di infliggere ingenti danni ai nemici.

Nonostante siamo ancora lontani dal più riuscito Ryza 2, quello di Atelier Sophie 2 è un sistema di combattimento che promuove un frequente utilizzo dei membri del party, impedendo al giocatore di limitarsi ad una sola composizione e dando dunque priorità all’attuazione di tattiche che risaltano alla componente strategica del titolo. Ancor più invitante è la soluzione di continuità che invece abbatte gli onerosi tempi di caricamento che intervallano la fase esplorativa dal combattimento, ottimizzando così anche il grinding dei materiali che possiamo ottenere unicamente dai mostri. Quest’ultimi in particolare non spiccano in termini di varietà e complessità, limitandosi a riproporre di tanto in tanto delle versioni esteticamente alternative dei modelli poligonali.

Atelier Sophie 2

Esplorazione e raccolta dei materiali sono sempre stati un punto fermo ed una colonna portante per la serie di Atelier. In Atelier Sophie 2 i punti di raccolta oltre ad essere segnati sulla mappa offrono ben tre livelli di raccolta, i quali propongono rarità di drop differenti tra loro. Per accedere a questi sarà necessario costruire dei materiali di raccolta attivando le loro skill, così da migliorare la qualità dei materiali ottenuti. Raccogliere i materiali in questo capitolo ci è parso ancor più rapido e meno “macchinoso” rispetto al passato, sebbene ad un certo punto sia necessario costruire utensili migliori senza necessariamente attivare dei tratti specifici. Ciò che invece ha lasciato a desiderare è il curioso sistema metereologico del gioco. Questo non solo permette di cambiare le condizioni atmosferiche della mappa, ma va ad influenzare lo spawn dei nemici e i materiali ottenibili, una meccanica che però rende l’esplorazione una continua interazione con dei terminali, inficiando così sulla rapidità con cui è possibile fare gathering. Certamente tale sistema apre persino dei nuovi percorsi all’interno delle mappe, permettendoci di accedere ad aree altrimenti inaccessibili, ma la necessità di dover cambiare spesso le condizioni meteorologiche rende il tutto fin troppo burocratico.

Il sistema alchemico di Atelier Sophie 2 è afflitto da diversi pro e contro, a partire dalla decisione di voler dividere la progressione di tale sistema e lo sblocco di ricette tra Sophie e Plachta. Questo non solo rende ancor più dispendioso realizzare i vari oggetti necessari per l’avanzamento della storia, ma rende persino più lenta la progressione e dispersivo lo sblocco delle ricette, obbligando dunque il giocatore a dover utilizzare il doppio dei materiali. Tuttavia, il pro deriva dal riutilizzo del vecchio sistema d’alchimia di Atelier Sophie, dando a quest’ultimo un piccolo twist per quanto concerne l’ottimizzazione delle varie sintesi. In particolar modo, sfruttando principalmente i catalizzatori e i loro effetti, si possono ottimizzare al meglio i link dei vari materiali per ottenere maggiori effetti sugli oggetti sintetizzati; oltre al fatto che, completando le storie secondarie legate a ciascun comprimario, si ottengono ulteriori benefici sugli elementi della scacchiera, riuscendo così ad ottenere sempre più effetti per gli oggetti che produrremo.

Atelier Sophie 2

Lo sblocco delle ricette è però strettamente legato da un certo livello alchemico ed esecuzione di alcune azioni, senza considerare infine la necessità di riprodurre alcuni oggetti con determinate specifiche, rendendo dunque necessaria qualche sessione di farming per evolvere il livello dell’alchimia di entrambe le protagoniste. Impossibile dunque ignorare i passi indietro compiuti rispetto ad Atelier Ryza 2, in virtù del fatto che quest’ultimo presentava un sistema alchemico più stratificato ed appagante.

Per quanto concerne la resa grafica, essa ancora una volta rappresenta uno dei punti deboli della serie, sebbene alcuni dei dungeon ci riservano un’estetica gradevole con paesaggi non troppo complicati da osservare. La transizione da dungeon a mappe più aperte rende l’esplorazione più libera e immediata, riuscendo dunque a rendere più calzanti i momenti di grinding dei materiali. Tornando all’aspetto estetico, i modelli poligonali dei personaggi ci sono parsi più coloriti e dettagliati, sebbene meritassero una smussatura maggiore. Quanto concerne le prestazioni tecniche, il titolo gira a trenta fotogrammi per secondo, persino giocato in  retrocompatibilità su PlayStation 5.

E sebbene possiamo storcere il naso di fronte a delle texture non proprio avveniristiche e riciclate in più punti, la colonna sonora attenua i nostri sensi grazie alla sua vivacità e leggerezza che entra in simbiosi col racconto, regalandoci ancora una volta un’esperienza decisamente spensierata.

Facebook Comments

Quanto ti piace questo Articolo?

Fai clic su una coppa per votarla!

Voto medio 0 / 5. Conteggio voti: 0

Nessun voto finora! Sii il primo a votare questo post.

As you found this post useful...

Follow us on social media!

CONCLUSIONI
Overall
7.5/10
7.5/10
  • GRAFICA - 7/10
    7/10
  • GAMEPLAY - 8/10
    8/10
  • AUDIO - 8/10
    8/10
  • LONGEVITÀ - 8/10
    8/10

IN SINTESI

Atelier Sophie 2 non riesce ad alzare l’asticella nell’apposita serie e nel complesso resta un gradino sotto al più riuscito Ryza 2, ma tutto sommato offre un’esperienza molto piacevole, regalando alcune situazioni ed espedienti ludici assai graditi. Pur non brillando sotto il profilo prettamente tecnico, l’ultima opera del team Gust riesce comunque a garantire qualche scorcio di spessore e panorami piacevoli alla vista. Rimane giusto il rammarico dei 30fps persino su PlayStation 5 in retrocompatibilità (piattaforma dove abbiamo testato il gioco), ma questo non va fortunatamente ad inficiare troppo sul comparto audiovisivo. Di sicuro non un J-RPG imperdibile e che poteva osare un pelino di più sotto diversi punti di vista (se ci fosse stato anche un budget adeguato a tale scopo); risulta tuttavia un’esperienza godibilissima e che ai fan della saga Atelier non dispiacerà affatto.


Condividi la tua esperienza, grazie