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Final Fantasy IX: Melodies of Life – #ricordivideoludici

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Final Fantasy IX e i suoi molteplici insegnamenti di vita

È come una lenta melodia quella che avvolge i miei trascorsi in Final Fantasy IX, che a poco a poco si intensifica e mi getta addosso un turbinio di ricordi contrastanti; sono canti di vita, canti di morte. Li sento ancora.

Proprio quel Final Fantasy denigrato dai più sin dalla sua lontana presentazione (salvo poi essere riconosciuto da tutti come uno dei migliori capitoli di questa ultratrentennale saga), tanto mi aveva dato quanto tanto mi aveva tolto; e non lo dimenticherò mai.

Final Fantasy IX

Mai, perché ero innamorato e lo sono tuttora del suo stile, della sua storia, della sua semplicità… del suo essere così spontaneo. Come lo ero io nei gesti compiuti ogni qualvolta accendevo PlayStation con su uno di quei quattro CD-ROM che all’epoca racchiudevano l’intera opera. Munito per l’occasione di un piccolo tubo catodico, che collocavo gioiosamente all’interno di quella tenda da campeggio sita a sua volta nella mia allora cameretta. Quasi come fosse un rimando, un replicare, quell’azione che potevi compiere nella world map con l’ausilio di un Moguri; e che serviva a recuperare così le forze, Kupó!

Mai, perché al di là del gioco, fu un vero e proprio insegnamento di vita.

Ero ormai un estraneo agli occhi della realtà.

Avevo un amico a quel tempo che spesso era solito passarmi a trovare, ma odiava videogiocare o forse non lo riteneva un passatempo a lui affine; non l’ho mai capito in verità. So solo che era uno dei pochi che riusciva a distrarmi da Final Fantasy IX; anzi, l’unico, in grado di spezzare l’incantesimo. Aveva un fare sociale, magari rude a volte, ma sempre trascinante a suo modo e non sapevi né potevi dirgli di no; proprio non ci riuscivi. Scomparve di lì a poco, strappato alla vita di punto in bianco, che ancora oggi fatico a trovarne il senso.

E dopo averlo cercato ignaro in quella che ormai era diventata una consueta abitudine, tornai a chiudermi nel colorato mondo di Gidan e compagni nella speranza di rincontrarlo ancora una volta. Era troppo incolore lo scenario esterno ed io troppo immaturo per capire come superare una perdita. Mi serviva; ne avevo davvero bisogno.

Final Fantasy IX

Evadere, quindi, si rivelò la scelta più naturale e spontanea che potessi fare, capace di indirizzarmi verso l’accettazione di un qualcosa che ancora non comprendevo. E pensare che c’è chi addita i videogiochi come uno dei principali mali di questa società, intrisa di odio e violenza.

La paura dell’apparire diverso che attanagliava Vivi; gli insegnamenti di vita (e sulle donne) di quel latin lover di Gidan; la devozione verso il proprio regno di un prode cavaliere come Steiner; l’ingenuità di una principessa qual è Garnet (Daga), che varcava per la prima volta le mura esterne del proprio castello. Tutto assunse un significato più profondo, umano; non si trattava più del solito “giochino” con cui passare qualche ora. Era diventato uno degli anelli fondamentali che compongono quella catena a cui tuttora mi aggrappo, per rimanere ben saldo lungo la mia tortuosa scalata.

Gidan il Don Giovanni

Ancora non mi capacito di come possa essere stato definito un gioco per bambini qualcosa in grado di smuoverti dentro sino a forgiarti l’anima; solo perché Final Fantasy VII e VIII avevano deciso di puntare su toni più dark, non vuol dire che Final Fantasy IX fosse da meno. Ma sapete, il ritorno allo stile deformed e altrettanto vivace, unito a quel fantasy medievale/steampunk, credo abbia ingannato molti. Inoltre, o ero emotivamente troppo fragile io, o non me lo so spiegare altrimenti.

Eppure c’era tanta maturità al suo interno, così semplice da cogliere e  difficile da coadiuvare a quello stile visivo, che fece decisamente meglio dei suoi predecessori. Perché non cercava necessariamente il colpo ad effetto per poi incespicare sui suoi stessi passi, ma lo faceva e basta perché così era, dandosi una coerenza; un motivo per esistere.

Final Fantasy IX

Ero avvolto completamente, ormai; cercavo info sul gioco continuamente, mentre muovevo i primi passi nell’allora epocale etere (per lo meno in casa mia). Mi imbattei persino nello spot giapponese della Coca-Cola che vantava una sequenza in CGI tutta nuova, realizzata per l’occasione. Scaricavo GIF animate, artwork… alla sera non andavo a dormire se prima non ascoltavo la splendida “Melodies of Life” eseguita dall’incantevole voce di Emiko Shiratori. Pochi videogiochi hanno avuto un impatto come quello che ha avuto Final Fantasy IX su di me, devo ammetterlo.

Di seguito lo spot commerciale: TSU-NA-GA-RU!

Per una serie di cose e di circostanze accadute, insomma, è stato il primo titolo in grado di buttarmi giù la quarta parete e rendere del tutto impercettibile quella linea che separa la realtà dalla finzione (oggi ancora più faticosa da distinguere grazie alla Moguri Mod disponibile per PC).

E così quel viaggio assunse tinte inaspettate: non fu soltanto l’ennesima favola, ma qualcosa volto a farmi scoprire molto di più su quella che è la natura umana; fatta dei suoi momenti felici, ma anche delle sue continue contraddizioni ed incertezze, di quelle domande, infine, a cui non potrai mai dare risposta.

Un canto, che a poco a poco ha preso forma sino a diventare, finalmente, una melodia di vita. La mia vita.

Di seguito il testo e il video di Melodies of Life cantata in giapponese.

宛てもなく彷徨っていた
手がかりもなく探しつづけた
あなたがくれた想い出を
心を癒す詩にして
約束もすることもなく
交わす言葉も決めたりもせず
抱きしめそして確かめた
日々は二度と帰らぬ
記憶の中の手を振るあなたは
わたしの名を呼ぶことが出来るの
あふれるその涙を
輝く勇気にかえて
いのちはつづく
夜を越え
疑うことのない明日へとつづく
飛ぶ鳥の向こうの空へ
いくつの記憶預けただろう
儚い希望も夢も
届かぬ場所に忘れて
めぐり逢うのは偶然と言えるの
別れる時が必ず来るのに
消えゆく運命でも
君が生きている限り
いのちはつづく
永遠に
その力の限りどこまでも
わたしが死のうとも
君が生きている限り
いのちはつづく
永遠に
その力の限りどこまでもつづく

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Gennaro Schiavelli

“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”