Riders Republic – La recensione del nuovo arcade made in Ubisoft
L’opera ultima di Ubisoft che risponde al nome di Riders Republic è finalmente sbarcata sui nostri schermi. Ne sarà valsa la pena?
Sin dal suo annuncio Riders Republic è stato capace di catturare la mia attenzione alla stessa maniera in cui fece STEEP durante la sua prima presentazione. Intendiamoci, non sono un vero e proprio estimatore degli sport estremi ma quando questi vengono trasposti in un videogioco sento il bisogno irrefrenabile di metterci le mani sopra e capire fino a che punto sono in grado di affrontare le eventuali sfide proposte. Da Trials a Tony Hawk, passando per Pure, il passo è breve insomma. E se in un primo momento potevo pensare a quella ch’era ed è stata (a mio modo di vedere) un’esperienza si divertente con STEEP, ma piuttosto altalenante, non vedevo comunque l’ora di mettere le mani su questo suo erede spirituale, che a tutti gli effetti mi si presentava alla vista come un gioco più vasto e variegato non solo nelle ambientazioni, quanto anche nelle attività da svolgere.
Grazie ad un codice review per Xbox fornitoci da Ubisoft (che puntualmente ringrazio) quindi, ho potuto riassaporare quell’ebrezza che solo titoli affini sanno darmi, immergendomi in panorami da sogno attraverso una campagna spensierata che funge da mero pretesto per farci vivere quante più follie possibili.
Il nostro avatar
Come da tradizione oramai, prima di affrontare qualsivoglia sfida, ci viene chiesto di creare il nostro avatar attraverso un editor non troppo vario ma comunque in grado di soddisfare le nostre aspettative. Va da sé che se all’inizio abbiamo un inventario accessoriale piuttosto risicato, proseguendo nel gioco questo verrà ampliato a dismisura dandoci così modo di plasmare il nostro alter ego secondo i propri gusti. Si va infatti dai semplici caschi personalizzati, alle tavole da snow fino ad arrivare alle mountain bike, alle giacche, le tute e così via. Una volta terminata la creazione del proprio personaggio quindi, si viene catapultati attraverso una breve cutscene nel mondo di gioco (che ricordo essere open world) e nelle attività da cui questo è composto. Inizialmente un tutorial ci avvisa che in qualsiasi momento si potrà cambiare l’impostazione dei comandi, da Racer a Trickster (dando spazio all’accessibilità di cui Ubisoft ormai è maestra e rendere così il gioco appetibile a tutti i palati), per poi essere successivamente accolti in quello che sarà a tutti gli effetti l’HUB centrale da cui avremo accesso alle svariate discipline presenti nel suo intrinseco continente.
Queste si traducono in: snowboard, sci, tuta alare, mountain bike e Jet Wing.
Cinque discipline capaci di esaltare ed esaltarsi attraverso le proprie unicità ma soprattutto capaci di dare vita ad un mix ben calibrato di pura adrenalina che vi farà gridare: ne voglio ancora!
Ma procediamo per gradi.
Gli eventi
Riders Republic offre ben cinque carriere con cui cimentarsi sparse lungo tutto il continente e la sua progressione passa attraverso un sistema che permette di collezionare stelle (più la difficoltà è elevata più se ne possono ottenere). Più stelle si ottengono grazie ai punteggi, più chiaramente potremo sbloccare nuovi e numerosi contenuti che siano questi sponsor, competizioni, attrezzature e via discorrendo. In qualsiasi momento si potrà accedere alla mappa del gioco, accedere ai menù, o consultare la propria progressione così da sapere sempre quanti e quali progressi sono stati sin lì compiuti (e quanti ancora ne servono per procedere).
Per quanto in apparenza il suddetto sistema possa farvi pensare il contrario, non vivete questa cosa come una sorta di angoscia o di pesantezza, piuttosto approcciatela con leggerezza e spensieratezza; perché se è pur vero che potreste restare incastrati in una competizione, grazie proprio all’accessibilità di cui vi parlavo poc’anzi riuscirete, in un modo o nell’altro, a venirne a capo e a sentirvi poi pienamente appagati. Un sistema simile -ad esempio- vi è anche in Trials. E se lì magari le cose si fanno un po più complicate poiché è un titolo con un gameplay drasticamente diverso e che fa molto leva sulle abilità del giocatore, qui è tutt’altro che impossibile.
Difatti -volendolo- ci si può inizialmente dedicare ad obiettivi più semplici per poi via via dedicarsi a quelli più impegnativi, esplorare il mondo di gioco passeggiando o utilizzando uno dei mezzi messi a disposizione dal titolo o che so: immortalare magari qualche bel panorama attraverso la modalità foto. Sta a voi decidere insomma come cimentarvi in questa impresa ed ogni giorno, a seconda del vostro stato d’animo, capire cosa fare. La varietà e il divertimento in ogni caso sono assicurati.
Racer o Trickster? Tu da che parte stai?
L’avevo accennato prima ma ne parlo più approfonditamente ora: Riders Republic vi permetterà di scegliere tra due stili di gioco denominati Racer e Trickster adattandosi quindi alle vostre esigenze e garantendo quell’accessibilità di cui oramai non si può più fare a meno in titoli di questo stampo. Il primo di questi vi permetterà un approccio più soft incaricando la levetta destra di occuparsi della telecamera e lasciando ai vari pulsanti il compito per compiere i trick, accelerare, frenare, ecc… Il secondo invece offrirà un approccio pensato per i più temerari e sposterà sulla suddetta levetta tutti quei già citati trick (come avveniva pure nella serie Skate, vi ricordate?), impossibilitandovi quindi dal muovere la visuale. Sta a voi insomma decidere cosa fare e quando lo bisogna fare, seppur il mio consiglio è quello di iniziare con l’approccio soft e solo poi, se vi sentirete davvero pronti, prendere le redini del vostro destino da trickers.
Va detto che in entrambi i casi comunque, il divertimento è assicurato; vuoi perché ogni disciplina garantisce il proprio senso di velocità differenziandosi dall’altra, vuoi perché inanellare combo su combo resta sempre decisamente appagante. Dato che si tratta di un titolo di natura arcade (che manda letteralmente al diavolo le leggi della fisica), non dovreste fare particolarmente fatica ad assimilare quelle che sono le fondamenta su cui Riders Republic si poggia. Inoltre sappiate che durante una gara, qualora cadeste o incappaste in un cespuglio/roccia di troppo, potrete sempre riavvolgere il tempo per ripartire da quell’attimo prima necessario a salvarvi la faccia da una brutta batosta. Un aiuto ben gradito ai più, credo.
Forse non un aiuto necessario per qualcuno che magari skipperà completamente questa possibilità (impettito dal proprio orgoglio), fatto sta che è possibile ricucire quello strappo seppur non in maniera altrettanto fluida e repentina come visto in altre produzioni. Ma tant’è, suvvia. Sono piccolezze che in fin dei conti possono anche passare in secondo piano e possono essere risolte tramite un’eventuale patch. Quello che invece non può permettersi di fare l’input lag dei comandi, che nella maggior parte dei casi risulta perfetto ma che quando si indossa la tuta alare singhiozza un tantino. Nulla di preoccupante intendiamoci, ma se si passa da una disciplina all’altra con repentinità continua a volte lo si nota.
Sensazioni, magari…
Un’ultima premessa prima di passare al paragrafo successivo: non abbiate remore a sbloccare nuovi equipaggiamenti quali tavole da snow, sci, mountan bike ecc… poiché questi non si limitano ad essere solo ed esclusivamente degli abbellimenti estetici, ma modificano pesantemente le vostre statistiche migliorando difatti la manovrabilità del mezzo e non solo.
La bellezza di un mondo in movimento
E veniamo quindi alla già tanto decantata grandezza dell’area di gioco, un’altra prerogativa dei titoli targati Ubisoft a cui io personalmente non riesco a fare il callo, ma che in Riders Republic è necessaria e conforme a quello che il titolo vuole offrire. Difatti, sono da sempre propenso ad avere da un qualsivoglia videogioco una mappa meno grande ma pregna di attività differenti tra loro, piuttosto che il contrario. Questo perché spesso si può incappare in alcuni tempi morti e situazioni talmente ripetitive che ti portano allo stremo e che inoltre bene non fanno né al divertimento, né alla progressione in sé. Fortunatamente in un titolo arcade di questo stampo le suddette sensazioni vengono meno, perché quando Riders Republic mette in scena il suo repertorio si capisce istantaneamente la cura riposta nel track design e di che pasta è fatto. L’assoluta libertà che il gioco offre sin dalle prime battute fa scorrere via che è un piacere le lancette del tempo, tant’é che ci si chiede quante minchia di ore siano passate dall’inizio di ogni nuova sessione.
C’è sempre qualcosa da fare, in ogni momento, e la fluidità con cui tutto avviene è cosa rara di questi tempi. Se poi ci aggiungi comunque un comparto tecnico all’avanguardia, capace di mutare pelle attraverso le sfumature del tempo dinamico, perdersi è cosa fatta. Testando il gioco su Xbox One X non nego che in qualche frangente ho trovato qualche bug e sbavatura in termini di texture e frame rate, ma è comunque stata sempre una quisquilia se rapportata alla grandezza dell’opera. Diciamo che su piattaforme di vecchia generazione (avendolo testato anche su Xbox One S), grava un tantino il peso degli anni che le stesse portano sul groppone, ma si sta parlando comunque di un titolo mastodontico e ben ottimizzato (al pari di un Immortals: Fenyx Rising che al tempo mi sorprese in termini di ottimizzazione e non solo). L’unica nota davvero dolente potrebbe riguardare i numerosi (e di certo non brevi) caricamenti, specie se sarete soliti teletrasportarvi da un punto all’altro della mappa.
Gli scorci che regala -ad ogni modo- sono bellissimi, diversi nella loro natura e i panorami più famosi dei parchi nazionali degli Stati Uniti come Bryce Canyon, Zion, Sequoia Park, Yosemite ecc, non sono mai stati così ben rappresentati in un videogioco (che io ricordi); specie se accompagnati da una grandiosa soundtrack che vede coinvolti musicisti del calibro di Ice-T, Green Day, Chaka Khan e tantissimi altri.
Da leccarsi i baffi.
L’elemento social
Mondo di gioco bellissimo e in costante mutamento quindi che anche in single player sa regalare enormi gioie (tra passeggiate, esplorazione e competizioni varie) ma che esplode definitivamente quando lo si vive in multiplayer. Riders Republic è difatti stato pensato con in testa una componente multiplayer in grado di accontentare i palati più esigenti e lo si nota sin dal principio. L’esperienza da il meglio di sé proprio se giocata con altri giocatori o magari con qualche amico, in questo mondo sempre e costantemente condiviso in cui si può persino competere su percorsi prontamente ideati da altri utenti.
Si passa quindi dalle gare di massa pensate per più di 50 giocatori dove cascare e fare a sportellate è all’ordine del giorno (data la mole di personaggi a schermo), al PvP 6 contro 6 con gare a base di trick o sfide nelle arene, fino ad affrontare le numerose coppe online per scalare la vetta e uscirne trionfanti.
Un divertimento pressoché infinito insomma se pensate a quanti percorsi si potrebbero creare e a quante discipline poter prendere parte, con una stabilità del netcode piuttosto invidiabile e che mai mi ha dato l’impressione di faticare. Si, può succedere di incappare in qualche situazione un po meno rifinita, ma il risultato è lodevole una volta che si prende parte ad una sessione.
Ogni volta insomma, Riders Republic regala un’emozione unica e perché no?, anche qualche nuova ingiuria, dove l’unico limite alla fin fine della giostra, in qualsiasi modo la si voglia mettere, è la vostra voglia di mettervi in discussione.
VOTO: 8,5
CONCLUSIONI
Riders Republic centra il bersaglio e si propone come uno dei migliori giochi arcade usciti quest’anno, riuscendo a migliorare quella formula già ammirata in STEEP e portando su schermo una sana dose di divertimento. Tra competizioni online, single player e la possibilità di editare il proprio tracciato per poi condividerlo gareggiandoci con il mondo intero, il potenziale resta davvero infinito. Qualche problema tecnico e un leggero input lag dei comandi c’è, quantomeno sulle console di passata generazione, ma sono problemi irrisori se confrontati a quello che questo vuol darti. Un’opera completa sotto diversi aspetti che con le espansioni a venire potrebbe ulteriormente potenziare la propria struttura e regalare a tutti i videogiocatori (amanti e non del genere), un titolo imprescindibile da aggiungere alla propria collezione.
“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”