Dreamscaper – La recensione di un Action RPG surreale
Abbiamo messo le mani su Dreamscaper, nuovo titolo sviluppato da Afterburner Studios e pubblicato da Freedom Games
Tornare a scrivere dopo un periodo di pausa più o meno lungo per il sottoscritto (e farlo con Dreamscaper) non è stata certo cosa semplice. Specie quando ti senti poco ispirato, la vita scorre frenetica e di tempo da dedicare alle tue passioni in questa calda estate ne trovi davvero poco. Se poi ci aggiungi quel lieve calo di interesse verso il media in questione (più per purificarsi da un ambiente saturo e immaturo piuttosto che per altro), la frittata è fatta.
Eppure non è che dici roba come Ratchet & Clank: Rift Apart e Zelda: Skyward Sword non me li sia giocati, goduti e non mi abbiano entusiasmato, eppure… Eppure la voglia di scriverne e di parlarne (se non con amici) è venuta meno sino ad oggi, ovvero finché non ho deciso di rimettermi in carreggiata con un titolo magari meno blasonato, ma che mi ha conquistato per concept ed idee.
Sto parlando ovviamente di Dreamscaper, ultima fatica targata Afterburner Studios, paragonabile a quello che in gergo viene definito come un sogno lucido; uno di quelli fatti ad occhi aperti, però.
Inception
In Dreamscaper impersoneremo una protagonista che nelle fattezze ricorda piuttosto da vicino un qualsiasi soggetto presente nelle opere di Egon Schiele (a voler esagerare, eh), e che porta il nome di Cassidy. Durante la notte la spingeremo a scavare nelle profondità nel proprio subconscio, alla scoperta di alcuni potenti artefatti che l’aiuteranno a conquistare i suoi incubi. Di giorno invece si potranno esplorare i vari luoghi presenti nella città di Red Haven, costruendo e intrecciando relazioni che la porteranno a sbloccare il potere dei propri sogni.
Il destino, si sa, è uno, ma di quelli tragici, e toccherà a noi salvare la protagonista dagli incubi surreali con cui lotta esplorando – come detto poc’anzi – il suo subconscio più e più volte, all’interno di sei dungeon che portano il nome di questi ultimi.
Sogna. Muori. Svegliati. Ripeti
Il concetto che sta alla base di Dreamscaper (come avrete potuto intuire dal titolo di questo paragrafo) è il medesimo che abbiamo già potuto osservare nei più recenti Hades e Returnal, ovvero: muori, svegliati e ripeti. Il genere roguelike oggi avanza infatti imperterrito tra le varie produzioni e il gioco di Afterburner Studios non fa eccezione. È altresì vero che gli stessi sviluppatori lo definisco anche un action RPG ed è indubbio che al suo interno vi siano degli elementi che ve lo ricordino, ma insomma, oramai è quasi impossibile inquadrare un singolo titolo in un singolo genere, no? Quindi non è sbagliato dire che ci troviamo di fronte ad un prodotto che è sia l’uno che l’altro, con una forte propensione però verso il primo.
Ad ogni modo l’avventura inizierà quando la tormentata Cassidy si sveglierà nella propria stanza (dopo una breve introduzione) e dove l’unica azione possibile sarà quella di andare a dormire per la prima volta. Ed è così facendo che si entrerà in contatto con quei sogni descritti sin qui, che altro non sono che dungeon generati ad ogni morte in maniera casuale e che proporranno al proprio interno diverse strade e diramazioni. Si può scegliere pertanto, consultando l’apposita mappa e una volta trovato il boss di turno, di andare spediti a testa bassa e provare a sconfiggere quest’ultimo, oppure di ispezionare l’intero livello alla ricerca di oggetti, punti esperienza e potenziamenti vari.
Inutile dire che conviene sempre racimolare quanti più item e punti esperienza possibile prima di gettarsi nella mischia senza l’equipaggiamento adatto, a meno che non siate così fortunati da ottenerne uno valido sin dall’inizio in grado di darvi quella sicurezza di cui necessitate. Le armi, infatti, così come alcuni power-up, verranno rigenerate in maniera del tutto casuale ad ogni game over (esattamente come per i dungeon) e sarà proprio questo il leitmotiv che vi spingerà a cercare sempre l’equipaggiamento più idoneo alle vostre caratteristiche di gioco. Che siate più propensi ad utilizzare le spade e i kunai piuttosto che combattere a mani nude e a difendervi con lo scudo, dipenderà quindi tanto da voi quanto dalla vostra fortuna; semplicemente ricordatevi di raccogliere in giro bombe, potenziamenti e chiavi utili per aprire passaggi altrimenti ostruiti da rocce o porte chiuse a doppia mandata, nonché a trovare i molteplici segreti nascosti che vi apriranno nuovi scenari per quando ritornerete alla realtà e che vi porteranno a visitare alcuni luoghi ignoti.
Le azioni che potrete compiere in combattimento per distruggere i vostri incubi saranno comunque molteplici: si passa dagli attacchi leggeri e pesanti per poi arrivare alle schivate e alle parate perfette, senza tralasciare gli attacchi speciali (rilegati ai due tasti dorsali, dato che potrete portarne sempre due con voi). Insomma, tante tante combo da inanellare e da potenziare (quando possibile) che rendono sicuramente il titolo vario e bello da giocare, questo grazie anche ad un feedback dei colpi ben implementato che si scontra e soffre di un leggero (ma davvero leggero) input lag che a volte può fare la differenza in opere di questo stampo (perlomeno nella modalità fedeltà).
Una tecnica da sogno per un’ibrida? Magari meglio l’arte in ogni sua forma…
La prima cosa che ho notato con un certo stupore avendo richiesto il codice di Dreamscaper per Nintendo Switch (si, adoro giocare questi titoli sull’ibrida di Nintendo piuttosto che su PC) è stato apprendere che tra le opzioni disponibili vi era la possibilità di fruire sia della modalità qualità che performance. È vero: il gioco ha una visuale a volo d’uccello che inquadra la scena da lontano (anche se potrete zoomare la camera fino a un massimo di 4x) e che magari non è il titolo più all’avanguardia e in grado di consumare l’hardware in termini di risorse, ma è stata comunque una gradita sorpresa.
Ma tant’è!
Ad ogni modo è inutile dirvi che scegliendo la prima il gioco guadagna lustro in termini di risoluzione (variabile), viaggiando però costantemente a 30fps e che, optando per la seconda, la risoluzione cala in maniera drastica ma è capace di darvi un’esperienza decisamente più fluida e in grado di girare a 60fps. Purtroppo, però, per quanto si possa apprezzare lo sforzo da parte degli sviluppatori di proporre al giocatore una scelta, c’è ancora una volta da fare i conti con un hardware che – diciamocelo francamente – se non viene messo nelle mani giuste mostra tutti i suoi limiti.
E sa da un lato la prima opzione fa girare il titolo in maniera piuttosto stabile, ma con alcune incertezze legate a frame rate e input lag, dall’altro quest’ultime incertezze scompaiono e si ha un gioco più veloce però afflitto da una risoluzione che, sia in portatile che in modalità dock, fa piuttosto male alla vista. Insomma, non si ha un equilibrio come avviene in altre produzioni e questo dispiace, ma diciamo anche che magari nel tempo, attraverso una patch, tutto potrebbe essere risolvibile. Sta tutto nelle mani degli sviluppatori, dunque.
Artisticamente Dreamscaper mi è parso invece abbastanza ricercato (seppur derivativo in alcune caratteristiche): si passa da scenari fatti di ghiaccio e terre aride a città al neon dall’impatto visivo non indifferente. Il design dei nemici, così come degli NPC che incontrerete nella realtà e con cui potrete interagire, funziona, sa essere valido ed offre anche una certa varietà che sboccia in tutto il suo splendore quando vi ritroverete di fronte ai boss di fine livello. Ce n’è per tutti i palati, insomma, e sicuramente lo stile particolare aiuta il titolo a spiccare su altri così come lo fa la colonna sonora, la quale sa essere raffinata e segue l’azione nella maniera più pura possibile. Forse manca la traccia vera, quella memorabile che ti resta dentro, ma è comunque stato svolto, anche sotto questo aspetto, un lavoro indubbiamente egregio.
Un gioco partito da lontano con la sua campagna Kickstarter e arrivato sino ai giorni nostri, in una forma forse ancora imperfetta, esattamente come lo sono i sogni.
VOTO: 7,5
CONCLUSIONI
Avrei voluto sicuramente dare quel mezzo voto in più a Dreamscaper perché sa essere un titolo valido, capace di creare dipendenza e di coinvolgere il videogiocatore nella maniera più sana, ma nella sua versione Nintendo Switch ha mostrato il fianco ad alcune criticità non indifferenti (tutte di natura tecnica). Sicuramente gli sviluppatori lavoreranno (o magari lo stanno già facendo) ad una patch in grado di dare una spinta al gioco sotto questo aspetto. Fino ad allora, laddove doveste avere potere decisionale, vi consiglio caldamente di propendere per la versione PC. Ho visto titoli ottimizzati indubbiamente peggio ma, a fronte di quanto appena detto, perché precludersi la possibilità di giocarlo nella sua veste migliore? In fondo ci troviamo di fronte ad un prodotto che cattura per la sua ambientazione, che fa dei riflessi e della velocità dell’azione il proprio punto di forza e che al netto di qualche ingenuità può ritenersi una valida alternativa ai titoli più blasonati. Un gioco perfetto per l’estate, impegnativo, ma allo stesso tempo leggero e che si presta a partite mordi e fuggi, tenendovi impegnati per almeno una quindicina d’ore (poco più, poco meno, a seconda della vostra bravura) e che non dovreste assolutamente lasciarvi scappare.
“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”