35 anni di The Legend of Zelda: memorie di una saga leggendaria
Il 21 febbraio per molti è un giorno come un altro, ma per chi come me è fan di The Legend of Zelda è una data da ricordare, specie oggi che la serie spegne ben trentacinque candeline. Da trentacinque lunghi anni il brand Nintendo creato da Shigeru Miyamoto appassiona ed unisce milioni di videogiocatori di tutto il mondo ed è per questo che ho deciso di dedicare un articolo molto intimo e personale su quello che significa questa saga per il sottoscritto. Non riesco nemmeno ad immaginare come sarebbe adesso la mia vita se non avessi mai giocato un capitolo di Zelda, serie a cui sono particolarmente legato e che seguo da quando avevo quattro anni circa. Posso dire che mi accompagna ormai da una vita ed è anche grazie ad essa se ho avuto l’ambizione di scrivere di videogiochi. Raccontai qualcosina in uno dei primissimi #retromagazine (lo riprenderemo al più presto, promesso) dedicato proprio al numero 2 di Official Nintendo Magazine che in copertina sfoggiava il mito di fine anni ’90: Ocarina of Time.
Grazie a The Legend of Zelda, come ho fatto presente in più occasioni, insieme ad un caro amico ho fondato pure un forum dedicato alla saga e che tuttora resiste. Di conseguenza ho conosciuto tantissime persone con cui condivido la medesima passione ed è per questo che sono convintissimo che senza, attualmente, sarei di sicuro un individuo diverso o che comunque avrebbe intrapreso un percorso differente. O chissà, in qualche modo il destino mi avrebbe condotto sul sentiero di The Legend of Zelda. D’altronde la vita sa essere così strana e inspiegabile, a volte, e l’amore vero alla fine ti trova sempre. Ma com’è iniziato tutto? Anche questo credo di averlo scritto già in svariate occasioni; per coloro che non ne sono a conoscenza, sappiate che il qui presente verso i quattro/cinque anni circa si ritrova con un controller in mano e A Link to the Past. Quel gioco che all’epoca mi appariva immenso, sconfinato, difficilissimo, ma che pian piano sono riuscito a portare a termine. E mica una sola volta? Macché, almeno decine e decine di volte solo da bambino, per poi rigiocarlo spesso e volentieri anche negli anni successivi (tutt’oggi mi ricapita sporadicamente di rimetterlo su, per capirci). Per moltissimo tempo è stato il mio Zelda preferito, pure dopo aver giocato Ocarina of Time e Majora’s Mask. Crescendo un po’ le cose sono cambiate e il capitolo per Nintendo 64 ha conquistato il mio cuore, divenendo la mia preferenza assoluta non solo della serie in questione, ma del gaming in generale.
Ad Ocarina of Time sono in fondo legati forse alcuni dei miei ricordi più belli: la rivista succitata con la recensione di Mirko “TMB” Marangon che ho consumato totalmente tanto che l’ho letta e riletta sino allo sfinimento, il rientro a casa di mio fratello maggiore che tirò il gioco fuori dalla tasca immensa del suo vecchio giubbotto verde ed i miei occhi che si illuminarono alla visione del titolo più bramato del momento, il primo avvio… Potrebbe quasi scendermi una lacrimuccia, soprattutto considerando che mentre vi scrivo sto sparando nelle cuffie – a tutto volume – la colonna sonora di The Wind Waker. L’impatto fu devastante tanto quanto quello di passare da Super Mario World a Super Mario 64. Abituato al 2D di A Link to the Past, vedere Zelda in tre dimensioni fu qualcosa di meraviglioso (considerando che avevo all’incirca sei o sette anni in quel periodo). Ricordo le difficoltà con l’inglese, il confronto con mio fratello per cercare di scoprire i vari segreti andando per intuito e logica tanto cari al grande Miyamoto, il primo dungeon, l’incontro con la principessa, le melodie da imparare con l’ocarina, le misteriose Lost Woods e gli Skull Kid, la Master Sword e il passaggio da Link bambino a Link adulto, Epona, quel maledetto corridore che non puoi mai battere (ma all’epoca mica lo sapevamo), il fantomatico URA Zelda, i 100 Gold Skulltula, quella meraviglia del Forest Temple sino alla scalata finale con le note che fanno da sottofondo suonate da Ganondorf stesso. Quanti ricordi, ma soprattutto quanta nostalgia. Nostalgia di tempi spensierati e di quel bambino che comunque vige ancora in me.
Subito dopo riuscimmo anche a mettere le mani su Majora’s Mask, grazie al regalo di uno dei migliori amici di mio fratello. Ai tempi fu strano approcciarsi a quel capitolo, davvero troppo diverso e singolare rispetto a ciò a cui la serie ci aveva abituati. Molto più tenebroso, quei maledetti tre giorni prima della caduta di una stramba luna su Termina, maschere che permettevano di trasformarti in Deku, Goron e Zora, altre che cambiavano le reazioni degli NPC, eventi stranissimi (vogliamo parlare degli UFO che rapiscono le mucche?), una struttura di gioco peculiare, eppure… eppure lo spolpammo, non restando per nulla delusi, sebbene ai tempi fu un po’ divisivo nei confronti del fandom, ma c’è da dire che è anche tra gli episodi più amati da una bella fetta di videogiocatori, alcuni dei quali lo preferiscono addirittura al suo illustre predecessore. E ci può stare, per quanto mi riguarda. Dopo il bizzarro Majora, però, sulle riviste del settore cominciavano a girare le immagini di quella famigerata tech demo del nuovo Zelda presentata al Nintendo SpaceWorld 2000 che mandò il pubblico in completo visibilio, mostrando Link e Ganondorf spada contro spada in quello che era a tutti gli effetti ciò che i fan desideravano: il prosieguo di Ocarina of Time. Tuttavia, solo una mente tanto folle quanto geniale come quella di Shigeru Miyamoto poteva passare da questo:
a questo:
Inutile dirvi che all’epoca ciò sconvolse il mondo intero; la gente si sentiva presa in giro dalla mossa di Nintendo. Era inammissibile un cambio di rotta così repentino, ma questo dimostra il coraggio della grande N di osare e di provare sempre a battere in territori inesplorati; quello che un autore deve fare ogni volta. Io, infatti, pur essendo ancora un marmocchio a quei tempi, ricordo bene quanto sbavassi sulle immagini di quello che sarebbe poi diventato The Legend of Zelda: The Wind Waker. Quello che poi l’anno scorso è diventato il mio capitolo preferito in assoluto. Tutto ciò che voglio da una saga come quella di Zelda. E ricordo pure l’attesa infinita poiché a differenza degli altri non lo recuperai subito, dovetti aspettare il 2011 per metterci finalmente le mie mani sopra. Eh sì, all’epoca il GameCube ce lo siamo purtroppo persi e i miei genitori (maledetti) nel 2003 preferirono regalarmi PlayStation 2, piuttosto. Il cubetto era stato giusto un mesetto in casa mia grazie ad un amico che ce lo diede in prestito insieme al Dreamcast, ma niente The Wind Waker, ahimè. Ebbi però modo di completare il primo spassosissimo Luigi’s Mansion. Per i giochi che desideravo di più come Zelda e Super Mario Sunshine ho dovuto aspettare che recuperassi il Wii svariati anni dopo (nel 2009, per l’esattezza) e solo nel 2011 cominciai a sfruttare la retrocompatibilità della macchina. Inutile che vi dica quali furono i primi acquisti, vero? Da lì anche la riscoperta di una console che bramavo più di ogni altra cosa al mondo e che oggi ritengo la più bella di sempre, pur conscio che le vette qualitative raggiunte dal Super Famicom restino ineguagliabili.
Nei mari di The Wind Waker mi ci son perso più volte, l’ho rigiocato in diverse occasioni finché non è diventato appunto il mio Zelda preferito di sempre. Il senso di avventura che trasmette questo capitolo è decisamente inarrivabile, per quanto mi riguarda; e se per me questa saga rappresenta l’avventura pura, The Wind Waker non poteva non essere quello che più mi piace. L’ultima volta mi ha proprio conquistato, al punto tale che gli dedicai un post su Facebook che potete leggere QUI. In quello scritto credo di aver riportato tutto ciò che è per me Zelda, per cui credo non sia necessario mi dilunghi ulteriormente (qualcuno potrebbe pensare che sono pigro e voglio risparmiare tempo; forse non avrebbe del tutto torto, ma sarebbe anche stupido riscrivere di emozioni che ho già ampiamente descritto). Resta ancora oggi il rammarico per il dungeon tagliato, per quei piccoli accorgimenti che avrebbero potuto perfezionare questa meravigliosa esperienza ed è un peccato che Nintendo non abbia sfruttato l’occasione della remastered HD rilasciata per Wii U. Piuttosto si sono limitati a rimuovere una delle sue chicche più interessanti come Radio Tingle che permetteva di collegare il Game Boy Advance per interagire con il bizzarro personaggio introdotto proprio in Majora’s Mask. Qualche anno prima recuperai però Twilight Princess e anche in questo caso vi rimando direttamente ad un post che ho scritto proprio alcuni giorni fa, molto esplicativo di ciò che è per me questo Zelda e tutti i ricordi legati ad esso. Lo trovate QUI. Stesso dicasi per Skyward Sword di cui ho invece scritto un #ricordivideoludici. A quanto pare Nintendo ha pure deciso di esaudire una richiesta che serbo da molti anni a questa parte: rimasterizzarlo in HD. Peccato che non sfrutteranno l’occasione per attuare delle rifiniture che tanto migliorerebbero questo episodio, ma su questo ormai mi rassegno.
Ogni The Legend of Zelda ha accompagnato un periodo particolare della mia vita, partendo dall’infanzia sino ad oggi che siamo tutti in attesa di Breath of the Wild 2 (ma dubito lo intitoleranno davvero così). Ad ogni episodio sono legati una marea di ricordi che sarebbe impossibile per me riportarli tutti. Ricordi bellissimi sia legati proprio alle esperienze videoludiche in sé, sia di vita vissuta. Non potrò mai dimenticare la soddisfazione provata ad ogni segreto scoperto nel primo Zelda. Oppure la volta in cui ci rimasi malissimo per il tizio che dona l’ocarina al protagonista in A Link to the Past; ho sempre i brividi ogni volta che ne parlo, ma chi ha giocato sa. E vogliamo parlare del true ending di Link’s Awakening, da raggiungere senza Game Over e che nel remake mi ha emozionato ancor di più? O ancora di Ocarina of Time quando al ritorno alla Kokiri Forest gli abitanti non riconoscono Link cresciuto (per chi non lo sa, i Kokiri restano eternamente dei bimbi)? Pure Majora’s Mask ha svariati momenti di alto impatto emotivo, uno tra tutti quello legato al padre con la figlia nella casa ubicata nell’Ikana Canyon. E quando in The Wind Waker viene menzionato Fado, quando narra delle gesta dell’eroe del tempo che ti riconduce con la mente ad Ocarina of Time? Senza contare la miglior apparizione di Ganondorf. Quella volta che in Twilight Princess in forma di lupo bisogna scortare Midna. Potrei continuare davvero all’infinito, ma sarebbe superfluo. Ho riportato solo alcuni dei momenti di questa serie che porto nel cuore, con la speranza che possano incuriosire coloro che ancora non hanno giocato alcun episodio (sono stato vago apposta).
Una serie che Nintendo ha saputo rinnovare sempre ad ogni iterazione e che proprio con il capitolo uscito per Nintendo Wii U e Switch ha stravolto quasi completamente, pur senza perdere l’essenza tipica di Zelda. In fondo, l’ultimo capolavoro della grande N getta le basi per un futuro di sicuro prosperoso, ma lo ha fatto con uno sguardo al passato, rivolto su quello che è il primo pionieristico The Legend of Zelda, il quale proponeva il concetto di action adventure. Da lì in avanti sono poi arrivati: A Link to the Past che evolveva la formula del predecessore mettendo in gioco persino due mondi paralleli; Link’s Awakening che introduceva meccaniche ed elementi che sono diventati poi uno standard per la serie ed evoluti in seguito con i capitoli 3D; Ocarina of Time che rivoluzionava per sempre l’industria videoludica con il suo Z-Targeting e le altre sue innumerevoli innovazioni; The Wind Waker che con il suo oceano sconfinato e le isole dava un primo assaggio di open world come lo intendiamo oggi; Skyward Sword che tuttora con il suo modo di giocare risulta unico e peculiarissimo. Poi arriva Breath of the Wild che è un po’ l’evoluzione di quella filosofia vista nel capostipite, e ciò in cui io spero vivamente con il prossimo episodio è il raggiungimento di una via di mezzo tra le incredibili novità introdotte e gli elementi classici che hanno reso tanto celebre questa saga, nonché motivo di indissolubile amore da parte mia. Comunque vada, continuerò a seguire la serie, perché se per trentacinque lunghi anni la qualità è sempre stata altissima, credo di poter dormire sonni tranquilli ancora per moltissimo tempo. E non posso che dire grazie a Nintendo per tutte le emozioni che mi ha fatto provare e le esperienze vissute con questa splendida saga, da quasi venticinque anni a questa parte.
Il mio personalissimo podio:
- The Wind Waker
- Ocarina of Time
- Link’s Awakening
Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.