A Plague Tale: Innocence – #riscoperticongamepass
Sulla scia di The Last of Us
Negli ultimi anni, Asobo Studio continua a maturare sempre più come team; non a caso il loro ultimo lavoro risponde al nome di Microsoft Flight Simulator che, nel suo genere, si è rivelato una graditissima sorpresa. Dopo diverse collaborazioni per la realizzazione di giochi co-sviluppati insieme ad altre software house, lo studio francese ha avuto finalmente l’opportunità di dire la propria con il validissimo A Plague Tale: Innocence pubblicato da Focus Home Interactive e di cui vi voglio parlare oggi con la nostra rubrica #riscoperticongamepass. Siamo mancati all’appello qualche domenica fa, ma tra festività e affini, ho dovuto rimandare tutto a tempo debito. D’altronde dovevo ancora giocarlo il titolo. Come sempre, #riscoperticongamepass non funge da articolo analitico e critico, per cui non assume i connotati di una recensione. Pur non avendolo ancora finito, voglio comunque parlarvi di questa graziosa esperienza che, al netto di alcune sbavature e piccole ingenuità, si comporta davvero bene. Un’opera, quella di Asobo Studio, su cui ho messo le mie mani proprio grazie all’Xbox Game Pass, il servizio in abbonamento Microsoft che con il suo immenso catalogo dà sempre l’opportunità di recuperare grandi e piccole perle. A Plague Tale: Innocence è una produzione che mi ha sempre incuriosito sin dal lancio, ma è anche uno di quei giochi che non comprerei; non subito, perlomeno.
E non lo comprerei non perché non ne valga la pena, ma perché sono così tanti i titoli di mio interesse (e che bramo di più) che un gioco come questo resterebbe in lista d’acquisto per moltissimo tempo. E sono tantissimi i prodotti che subiscono questa triste sorte, e quando vengono aggiunti al catalogo Game Pass non posso che esserne felice, in quanto avrò la possibilità di giocarci senza impegno (finché disponibili, chiaramente). Questo è purtroppo il problema di quando ti interessano fin troppi giochi e non sai manco tu come dividere tempo e soldi per star dietro a tutto. Ecco il prezzo da pagare per questa passione. Ma venendo all’opera, A Plague Tale: Innocence mi ha fatto una buonissima impressione sin da subito. Il prodotto tecnicamente si difende molto bene per essere comunque un titolo low budget e dal punto di vista narrativo lo sto trovando piuttosto coinvolgente. Si percepisce la volontà degli sviluppatori di perseguire la via delle avventure cinematografiche à la The Last of Us, dove Naughty Dog è attualmente una spanna sopra a tutti. L’opera dei francesi non può certo competere con un colosso come The Last of Us, ma cerca di prendere i giusti insegnamenti per proporre la sua di visione e il risultato non è per niente male.
Nei panni di Amicia de Rune e del suo fratellino, Hugo, bisogna farsi strada in un mondo colpito da una piaga letale quale la peste nera, il tutto mentre l’Inquisizione guidata da Lord Nicholas ha fatto una strage alla tenuta de Rune in cerca proprio di Hugo, bambino ammalato sin dalla nascita. I motivi sono inizialmente ignoti, ma A Plague Tale: Innocence ti sbatte in faccia tutta la crudeltà della guerra, facendoti vivere sin dalle primissime battute un alto tasso di drammaticità che non riesce forse ad esplodere del tutto poiché il gioco in quanto a regia e recitazione (che ho selezionato in lingua originale francese) fa quel che può, ma l’impatto è comunque piuttosto forte e si intravede l’impegno di Asobo Studio. Stesso impegno riservato però un po’ a metà per quanto concerne il gameplay. Non voglio dire che sia poco valido da giocare (tutt’altro), però ci sono alcune scelte e ingenuità di game design che lasciano un tantino perplessi. Ci sta che debba esserci sempre il compromesso tra narrazione e videogioco, però è un tantino assurdo che buona parte delle sezioni ludiche debbano risolversi lanciando pietre sui metalli e vasi a terra per distrarre le guardie e farsi strada. Ed è un peccato perché fin dove sono arrivato ora, A Plague Tale: Innocence prova comunque di tanto in tanto a fare qualcosina in più, proponendo qualche puzzle meglio riuscito o le fughe che sono quasi tutte avvincenti. Non male anche l’interazione tra sorella e fratello minore che spesso e volentieri devono collaborare per farsi strada, mentre i combattimenti sono forse il punto debole della produzione: troppo legati ad un approccio old style che un po’ stona con gli intenti dell’opera. Stesso dicasi per le fasi stealth che non hanno mai troppi modi di essere superate e se il giocatore viene scoperto e prova a scappare, stranamente viene quasi sempre beccato, anche se ad inseguirlo vi è un tizio coperto dalla testa ai piedi da un’armatura pesantissima che di certo dovrebbe limitare non poco i movimenti.
L’arma principale di Amicia è la fionda, potenziabile mano a mano che si prosegue nell’avventura, permettendo così sempre più azioni come la creazione di munizioni diverse utili in circostanze specifiche. Insomma, A Plague Tale: Innocence è lievemente condannato da questi alti e bassi, ma il lavoro nel complesso si difende bene e non vedo comunque l’ora di portarlo a compimento. Non so per quanto tempo resterà disponibile su Xbox Game Pass, ma non posso che consigliarlo a tutti coloro che come me hanno sempre tergiversato sull’acquisto. Non è la produzione che ti cambia la vita, ma nel suo piccolo riesce pur sempre a regalare un’esperienza di estimato valore, narrativamente abbastanza solida, concentrandosi pure sul rapporto fraterno dei due protagonisti che fino ad ora mi ha decisamente convinto. Una piacevole riscoperta e sono sicuro che Asobo Studio possa fare grandi cose (e in parte lo ha già dimostrato con Microsoft Flight Simulator); bisogna solo dar loro fiducia (e soldi). Se non lo avete ancora fatto, date assolutamente una chance a questa piccola chicca. Non ve ne pentirete.
Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.