Il menù indie di Isma #4 – Made in Italy
Dopo un periodo di assenza dovuto anche alle festività, eccomi di ritorno con la rubrica dedita agli indie da tenere d’occhio. Questa volta il menù sarà incentrato tutto sul made in Italy, giusto per dedicare un appuntamento (sicuramente non unico) alle produzioni nostrane. La strada è ancora lunga, ma in Italia pian piano ci stiamo dando da fare, tanto che il numero di progetti del Bel Paese è in continua espansione. Non solo sta incrementando il numero dei giochi indie rilasciati, pure la qualità col tempo è decisamente aumentata e questo non può che essere un bene. Di sicuro bisogna lavorare ulteriormente, ma esperienze come Dry Drowning, i due Remothered e Daymare 1998 ci fanno ben sperare; stesso dicasi per i progetti in arrivo, tra i quali spicca senza ombra di dubbio Baldo, di sicuro il lavoro più ambizioso di NAPS Team (autori, tra i tanti, di quella piccola perla di Shadow Fighter per Amiga).
Ed è proprio con lo studio di sviluppo con sede a Messina che quest’oggi apriamo le danze, parlandovi del picchiaduro a scorrimento Gekido: Kintaro’s Revenge, rilasciato originariamente su Game Boy Advance (qui un nostro #retromagazine dedicato alla console) nel 2002 ed approdato giusto qualche anno fa prima su Nintendo Switch e poi su tutte le altre piattaforme poco tempo dopo. La particolarità di questo titolo indie è che introduce pure degli elementi esplorativi all’esperienza tipica del genere, fatta di scazzottate senza sosta. La storia è composta da cinque capitoli ed è affrontabile anche in co-op con un amico, giusto per aumentare la dose di divertimento. Il lavoro di rimasterizzazione non si limita però all’introduzione del multiplayer e ad accorgimenti vari come risoluzione ed altri aspetti tecnici; NAPS Team ha ben pensato di creare due modalità inedite, e su una di esse ai tempi che avevo recensito il gioco stavo quasi per perderci la vita sociale. Trattasi di Survival, capace di creare mera dipendenza. Io vi suggerirei di andarci cauti prima di avviarla, specie se avete intenzione di giocare Gekido: Kintaro’s Revenge su PC, dove vi è anche la leaderboard online (in realtà non saprei se sia poi stata finalmente aggiunta anche sulle versioni console).
L’indie italiano in questione è il sequel diretto di Gekido: Urban Fighters che forse i nostalgici della prima PlayStation ricorderanno bene, così come sapranno che al titolo aveva dato un piccolo contributo anche il fumettista statunitense Joe Madureira. Personalmente sono molto legato a Urban Fighters (anche per motivi nostalgici), ma credo che Kintaro’s Revenge sia decisamente una spanna sopra rispetto all’episodio 32 bit. Il combat system è davvero una delizia e permette di concatenare mosse e combo con attacchi a terra e in volo in maniera strabiliante. Sono anni che aspetto il terzo capitolo della serie, ma per ora il duo messinese è alle prese con l’ambiziosissimo Baldo, per cui credo proprio dovremo attendere ancora un bel po’. Ma va bene così, e nell’attesa del loro ultimo progetto proteste comunque vagliare l’ipotesi di dare l’ennesima lezione a Kintaro, tornato più spietato che mai in questo capitolo.
Se cercate un’alternativa a Mario Kart che non sia per forza Crash Team Racing o Team Sonic Racing (Diddy Kong purtroppo latita da anni, ormai) non posso che consigliarvi il validissimo All-Star Fruit Racing di 3DClouds, lo studio italiano che ha dato i natali a prodotti come Xenon Racer e Carrumble. Questo indie non potrà vantare il carisma dei personaggi Nintendo, né tantomeno quella sensazione di perfezione ludica che aleggia nelle opere made in Kyoto, ma va comunque detto che i ragazzi ce l’hanno messa tutta per dare una loro identità al gioco. Se è indubbiamente impossibile tener testa a Mario Kart su diversi punti di vista, è altresì vero che è molto complicato realizzare un’opera che non sembri un mero clone dell’IP Nintendo. Con All-Star Fruit Racing, 3DClouds ha quindi pensato bene di inserire una componente piuttosto originale, denominata Juicer. In cosa consiste? Molto semplicemente quando utilizzate il sistema Juicer starà al giocatore costruire il proprio power up con i frutti raccolti durante la gara e sfruttarli a proprio vantaggio a seconda della situazione da affrontare.
Di sicuro un elemento interessantissimo, che dona all’indie italiano un tasso di strategia non indifferente per essere un racing in stile Mario Kart. Troviamo inoltre molti tracciati, tutti diversi tra loro e stilisticamente azzeccatissimi per il tema che dà il titolo al gioco. Peccato soltanto che graficamente non si spinga un po’ più oltre e per quanto non sia assolutamente brutto da vedere è come se gli mancasse qualcosa. Stesso dicasi per le musiche che purtroppo non risultano tanto avvincenti, ma si limitano a fare il loro dovere discretamente. Ma a parte questi piccoli dettagli e qualche incertezza tecnica, il lavoro di 3DClouds è comunque parecchio avvincente e in compagnia di amici saprà regalare senza dubbio ore di divertimento. L’unico problema è che il gruppo con cui si decide di giocare, dopo qualche partita potrebbe voler passare all’autentico, unico e solo, Mario Kart. E in quel caso nessuno potrebbe biasimarli, ma non è di certo una colpa di All-Star Fruit Racing.
Concludiamo infine con Project Starship X di Panda Indie Studio, gioco che personalmente avevo provato alla GameRome del 2019 facendomi una buonissima impressione sin da subito. Trattasi di uno shoot’em up a scorrimento verticale disponibile esclusivamente su Steam, ma che presto approderà su Nintendo Switch, Xbox One e PlayStation 4, di preciso il 27 gennaio; tra nemmeno due settimane, insomma. Project Starship X – come già lo definii durante il provato alla GameRome – è una lettera d’amore al genere SHMUP, riconducendoci alle origini dei classici arcade con però dei tocchi di classe non indifferenti. In questo indie italiano il giocatore non dovrà solo farsi strada colpendo e schivando tutto ciò che appare su schermo, bensì dovrà pure sfruttare il dash, elemento fondamentale della produzione. Quest’ultimo non è atto sola alla schivata, serve proprio per attaccare i nemici e per dare il colpo di grazia al boss di turno.
Un game design che ruota tutto attorno a questa componente particolare, tanto da riuscire a rendere il titolo davvero brillante. A questo aggiungeteci uno stile grafico delizioso, una sottile ironia che non guasta mai e un tasso di sfida puramente hardcore a ritmi super frenetici che faranno la gioia degli appassionati del genere (come il sottoscritto). Nei vari stage è possibile pure raccattare monete da spendere per potenziamenti vari presso un mercante che è de facto anche il boss più potente dell’intero gioco. Va inoltre considerato che Project Starship X è stato sviluppato tutto da una persona sola e l’unica collaborazione consiste nelle musiche in stile 8 bit realizzate da un composer giapponese. A questo punto vi consiglierei anche di attendere l’uscita Switch, poiché in portatile potrebbe essere veramente una bomba.
E con questo è tutto (per ora). Ritorneremo senz’altro sulle produzioni indie italiane, ma per adesso ci fermiamo con queste tre. Come sempre vi consiglio di tenere d’occhio tutto e di aggiungere i giochi alla wishlist perché spesso e volentieri finiscono in ghiotte offerte assolutamente da non perdere. L’appuntamento con il prossimo menù indie di Isma è tra due settimane. Stay tuned!
Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.