Dragon Quest XI S: quando S sta per ‘Small’ – #polemisma
Quando qualche anno fa Dragon Quest XI S approdò su Nintendo Switch tutti eravamo ben consapevoli che Square Enix sarebbe dovuta giungere a compromessi per far girare il gioco sull’ibrida console della grande N. E andava bene così, nessuno poteva di certo pretendere miracoli, specie considerando il miglioramento complessivo dell’esperienza: modalità 2D, doppiaggio originale giapponese per la prima volta introdotto nella serie, meccaniche inedite ed aggiunte atte a snellire il gameplay, ulteriori ore di storia con tanto di approfondimento dei personaggi, musica orchestrata e così via. Che fai, non lo accetti il compromesso con tutto questo ben di Dio in più e la possibilità di giocarci pure in portatile? Sì che lo fai, e non hai nemmeno nulla da ridire. Per una volta tanto potremmo fare persino i complimenti a Square Enix per il lavoro svolto, cosa per me abbastanza utopica da qualche decennio, ormai. E vuoi che il colosso nipponico una cazzata non la faccia? Ma certo che la fa. È nel loro stile; salvando poche cose buone, sono anni che confezionano cazzate e da grande appassionato della vecchia Square continuo ad essere deluso da questa software house e dai loro continui errori.
Ma tant’è.
Dicembre 2020. Il governo ha fatto un bordello con le zone colorat… ehm, no. Scusate. Dragon Quest XI S arriva anche sulle altre console, comprese quelle di nuova generazione come PlayStation 5 e Xbox Series X (nel catalogo Game Pass sin dal lancio), vanificando così l’esclusività Switch che di suo può comunque sempre puntare sulla portabilità. Finalmente possiamo mettere quindi le mani sull’opera definitiva con i contenuti della versione Nintendo e la qualità tecnica della prima release PlayStation 4 e PC. Un sogno che diventa realtà per alcuni, ma anche un modo per non costringere tutti i possessori dell’originale a dover comprare un nuovo hardware. Peccato che non sia andata esattamente così. Avrei infatti messo la firma su un articolo di poco più di trecento parole con questa. E non è nel mio stile. Non sarebbe nemmeno #polemisma. Chi ha seguito la nostra pagina Facebook nei periodi prima che il sito fosse online potrà ricordare i miei post polemici dedicati ai più disparati argomenti, Quindi perché non tramutare tutto in rubrica? Soprattutto se è Square Enix a finire nel mirino.
Io non è che voglia avercela con loro, però si impegnano tanto per beccarsi le mie critiche. Sono anni ormai e, nonostante tutto, molte opere sono comunque di qualità; lo stesso Dragon Quest XI in sé sembra proprio un gran bel gioco. Tra l’altro vi parla una persona che ha apprezzato Final Fantasy XV, odiato invece da mezzo popolo di internet. Sì, aveva una marea di difetti, ma anche tanti pregi e nel complesso è riuscito comunque a lasciare il segno come esperienza (non però per quelle stramaledette missioni secondarie). E a volte tanto basta, dovremmo smetterla di rompere i coglioni… ma non oggi. Eh no, perché siamo qui proprio per questo. Dicevamo, dunque, di Dragon Quest XI S e di come finalmente tutti possano mettere le mani sulla versione definitiva del brand creato dal talentuoso Yuuji Horii. Già, peccato che di definitivo non ci sia un bel niente. O forse una cosa sì, ma lascio a voi capire cosa intendo (siamo in fascia protetta – in realtà non è vero, ma è più divertente così).
Insomma, diciamolo una volta per tutte: Dragon Quest XI S è un porting della versione Nintendo Switch. Sì, avete letto bene. Un porting Switch anche su PS5 e Series X. Fa ridere? Inizialmente forse sì, ma poi no. Per niente. Già la sento in lontananza una voce che grida “ERESIA”.
Qualcuno potrebbe spiegarmi a che serve avere la potenza bruta della next-gen quando su Series X non posso fruire dell’opera nel miglior modo possibile? Anzi, addirittura i possessori della versione originale ci giocano meglio su PlayStation 4. E vale ovviamente lo stesso per PlayStation 5, seppur qui ci sia almeno la possibilità di far partire la prima release del titolo sfruttando la retrocompatibilità (se disponibile, ma suppongo di sì; non ho però modo di confermarlo, adesso).
Cos’avevano nel cervello i dirigenti di Square Enix quando hanno approvato questa roba? Eh no, non basta alzare la risoluzione e migliorare il frame rate per sistemare le cose in quanto la versione Nintendo Switch era stata pesantemente downgradata rispetto alla controparte PS4 e le differenze dal punto di vista tecnico sono abissali. Intendiamoci, il prodotto si comporta comunque bene, però lo posso accettare sull’ibrida console del colosso di Kyoto, non su next-gen. E che diamine! Sembra appunto una barzelletta – un classico in casa Square Enix – e qualcuno ha ancora il coraggio di difendere a spada tratta questa compagnia o di sostenere che abbia fatto meglio da quando si è fusa con la sua eterna rivale? In quel caso, vi invito ad una riflessione parecchio profonda.
Non siamo però qui a rimpiangere i bei vecchi tempi di una Square che non c’è più; d’altronde poteva andare anche peggio e diventare come Konami [aiuto, mi sento male – NdR]. E invece voglio confidare che questo publisher sia ancora in grado di regalare emozioni, perché quando ci si mette, lo fa. Tutta la mia attenzione è infatti rivolta verso Final Fantasy XVI e spero possano correggere il tiro con i prossimi episodi di Final Fantasy VII Remake: tutti quegli alti e bassi come evidenziato nell’esaustiva recensione di Gennaro sono inaccettabili in una produzione di tal calibro, in particolare se si tratta persino di un J-RPG leggendario come Final Fantasy VII.
Uno vuol pure cercare di capire l’operazione al risparmio, però è davvero ridicola nel caso di Dragon Quest XI S. Parliamo innanzitutto di una produzione amatissima in madre patria e non è stato di certo il massimo trattare i fan in questo modo. Non contenta Square Enix ha pure deciso di rimuovere la versione originale del gioco dallo store PlayStation 4 (spoiler: l’utenza non l’ha presa benissimo). In questo modo i giocatori non si confondono e comprano la versione definitiva; peccato però che la situazione non sia esattamente come sarebbe dovuta essere con il titolo aggiornato che sostituisce in toto la prima release. No, con Square Enix non ci si annoia mai ed ecco che la versione aggiornata potrebbe non soddisfare quella fetta di utenza che avrebbe voluto il titolo tecnicamente solido al 100%. In fondo perché accontentarsi quando il publisher chiede ulteriori soldi per una versione peggiore dal punto di vista grafico sulla stessa console dove gira quella più vecchia che è meglio?
Si tratta di un lavoro pigro, punto e basta. Non c’è molto da aggiungere. Poteva pure andare bene per qualcos’altro, ma non con Dragon Quest XI S che è comunque il brand più importante della compagnia dopo Final Fantasy (nel mondo; in Giappone ha pure il primato assoluto). Certo, gli sviluppatori avrebbero dovuto lavorare nuovamente sulla prima versione PlayStation 4 e rifare tutto quello che poi hanno integrato in quella Switch (con la differenza che avevano già il lavoro e dovevano solo attingere dallo stesso). “E allora chissene, troppo sbatti. Facciamo direttamente il porting diretto dalla console Nintendo e tagliamo la testa al toro.” Più o meno com’è andata a finire negli studi Square Enix.
Io sono stato contento quando hanno annunciato il titolo per tutte le altre console, proprio perché pensavo si sarebbe trattato di una versione con i contenuti Switch però con il comparto tecnico della release originale (se non meglio). Così invece non è stato, ma soltanto una fregatura (graficamente parlando). Intendiamoci, il prodotto rimane comunque di spessore (come già ribadito prima) e io stesso lo sto apprezzando parecchio su Xbox One. Però è anche vero che averlo nel Game Pass faccia chiudere un occhio sulla questione ed inoltre io non usufruisco del 4K. Dragon Quest XI S supporta questa risoluzione, ma è comunque stiracchiata, proprio perché parte dalla base nativa di Switch che raggiunge massimo gli 800p circa. Anche il frame rate è migliorato, in particolar modo sulle console premium o next-gen. Di sicuro fa meglio rispetto alla console della grande N, ma rimane pur sempre uno specchietto per le allodole. Un piccolo contentino. Square Enix stavolta l’ha fatta grossa e non mi capacito di come la stampa abbia potuto premiare questo lavoro con voti altissimi e ingiustificabili. O meglio, il gioco in sé può pure meritarseli, ma non di certo il porting preso in esame.
La cosa più brutta per tutti è che si crea l’eterno dilemma: meglio giocarlo con tutti i contenuti aggiuntivi e le migliorie nel gameplay della versione S oppure accontentarsi dell’originale decisamente più possente e bello da vedere? Perché se su Switch il compromesso è quantomeno comprensibile ed accettabile, in quanto il videogiocatore sa che non potrebbe pretendere di più dalla console Nintendo, sulle altre piattaforme un po’ è seccante doversi accontentare, soprattutto quando lo stesso hardware è capace di fare di meglio e c’è l’originale a dimostrarlo (su PS4/PS5). Non ha decisamente senso, ecco. Ma grazie mille, Square Enix. Grazie anche per la consuetudinaria dose di acido che non guasta mai.
Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.