The Legend of Zelda: Skyward Sword – #ricordivideoludici
Lì, dall’alto dei cieli, oltre le nuvole,
un eroe sulla terra approda.
Ad attenderlo, un essere deplorevole,
con inganno l’impavido inchioda.
La voce della Dea, attende;
il prescelto la spada forgia,
dal male la difende,
il potere della Triforza sfoggia.
Qui le origini di una saga leggendaria,
Skyward Sword, esperienza visionaria.
Sembra ieri, eppure sono già passati nove anni dalla sua uscita. Ricordo molto bene l’attesa per questo capitolo, anche perché è stato lo Zelda che ho seguito in maniera più diretta e, soprattutto, il primo che ho comprato al day one (ero diventato da poco maggiorenne e stavo svolgendo i miei primi lavori). Ricordo ancora bene i casini con il corriere TNT, tanto che dovetti recarmi di persona alla filiale munito di tracking per ritirare il pacco contenente la mia limited edition; cosa che mi era già successa alcuni mesi prima quando acquistai The Wind Waker da un privato su un forum. Ma quello che ricordo con maggior affetto è il periodo sul Kokiri Forest, il forum di Zelda che fondai insieme ad un caro amico nel lontano dicembre del 2010 (a breve cade pure l’anniversario). La community era stata creata da poco, ma pian piano si popolava sempre più e tutti noi eravamo in hype tremendo per quello che all’epoca era il nuovo attesissimo Zelda. Nintendo poi ci metteva del suo, e dopo l’E3 2011 (uno degli ultimi sul palco della kermesse losangelina) rilasciò trailer su trailer di Skyward Sword che noi puntualmente postavamo sul forum per gasarci e volare di fantasia, sognando ad occhi aperti la nuova mitica avventura di Link e compagni.
Qualcuno rimase però deluso da Skyward Sword, complici alcune mancanze non proprio accettabili, una linearità decisamente più marcata (lontana dai canoni classici della serie) e dei limiti produttivi dovuti ad un hardware – il Wii – che tutto era fuorché performante. Questi aspetti non lo rendono però meno Zelda degli altri, né tantomeno un titolo di scarso valore. E vi dirò di più: se ai tempi anch’io digerii poco l’esplorazione più contenuta, oggi son qui ad elogiar tale caratteristica. D’altronde ciò non vuol dire che in Skyward Sword non si vada a zonzo a caccia di segreti, minigiochi, sub-quest e quant’altro; lo farete lo stesso, ma la linearità di storia e ambientazioni fa sì che il level design possa esplodere in tutto il suo splendore, raggiungendo vette di inarrivabile qualità. Le tre aree principali (foresta, vulcano, deserto) sono realizzate con cura ed ognuna di esse regala qualcosa di caratteristico che resta impresso nella memoria. Il Lanayru Desert rimane poi un luogo maestoso che con le sue piccole diramazioni e punti di interesse saprà anche trasmettere la voglia di ricerca tipica di Zelda. L’Oldin Volcano è invece forse un po’ troppo lineare, ma considerando che Faron Woods si colloca nel mezzo, potremmo dire che ogni zona offra un tipo di esplorazione, coinvolgimento e interazione diverso rispetto all’altra.
Eppoi quanto era bello giocare con Wiimote e Nunchuck simulando gli attacchi o qualsiasi altra azione con movimenti precisi delle braccia? Menare fendenti è uno spasso incredibile, ma utilizzare l’arco non ha eguali. Se entrava qualcuno in camera tua ti sentivi un po’ coglione a scuotere il telecomando come un forsennato, ma rimane comunque un modo straordinario di vivere l’avventura, e venir deriso dal prossimo in fondo fa parte dell’esperienza. Molti non si sono trovati benissimo con questo sistema di controllo, ma parlando per il mio personalissimo vissuto non ho mai avuto problemi. Certo, ogni tanto bisognava ricalibrare tutto, ma ci perdevi circa un paio di secondi; niente di grave, insomma (e molti lo facevano passare come dramma secolare). Pur essendo anch’io tipo da esperienze tradizionali, devo dire che Skyward Sword non poteva che essere così; e dopo averlo giocato tantissime volte, non potrei proprio desiderarlo diversamente. Chi ha avuto problemi o non lo gradisce per questo suo peculiare sistema di controllo, secondo me dovrebbe dargli un’ulteriore chance. Quello che ti lascia l’opera per il modo in cui bisogna giocarla non ha eguali nel panorama videoludico. No, non sto esagerando.
Tutti saprete bene che Skyward Sword è il primo capitolo della serie, in ordine cronologico (timeline ufficializzate su Hyrule Historia). Tra le tante vicende narrate, qui vediamo le origini della lama leggendaria conosciuta come Master Sword, l’arma iconica di The Legend of Zelda. Insieme a Link la forgeremo, dandole la forma che noi tutti ormai conosciamo. Potenziamento dopo potenziamento, la spada diventa sempre più forte, il cuore dell’impavido eroe si tempra e insieme a lui cresciamo anche noi che prendiamo mano a mano maggior dimestichezza con i particolari comandi del gioco. Questo crea un senso di immedesimazione senza precedenti; uno dei punti forza di Skyward Sword. Che dire poi dei dungeon, strutturati in maniera pressoché perfetta (a parte qualcuno meno incisivo): Ancient Cistern e Sandship sono quelli che più mi hanno sorpreso: la loro struttura è pazzesca, i puzzle sono straordinari e il level design ha delle chicche assurde. Senza ombra di dubbio tra i migliori dungeon di sempre. Per non parlare delle boss fight, davvero memorabili e caratteristiche; ma pure le altre risultano molto valide ed uniche (a parte per qualche riciclo non graditissimo, seppur efficace nel complesso).
La narrazione è stratosferica, forse la più riuscita di tutta la saga; se la gioca con The Wind Waker e Twilight Princess, seppur vi siano degli elementi sui quali Skyward Sword ha semplicemente una marcia in più. Di recente ho deciso di rigiocarlo – ed è anche per questo che sono stato ispirato a scrivere questo #ricordivideoludici – e devo proprio dirvi che mi sta piacendo un sacco, nonostante sia la mia settima run. Come dicevo poc’anzi, sto apprezzando maggiormente la sua struttura lineare; per non parlare dello stile artistico mozzafiato, la colonna sonora eccezionale e la caratterizzazione spassosissima dei personaggi (madonna quante risate). E ve le ricordate le prove del Silent Realm? Io sì; che gran figata! Indimenticabile la tensione che trasmettono. Gran peccato solo per quel cielo non troppo rifinito, l’assenza del ciclo giorno-notte in automatico, il Solcanubi non sfruttato nel pieno delle sue potenzialità, lo strumento musicale poco avvincente rispetto a quelli del passato e altre piccolezze che pur non andando a minare l’esperienza complessiva, un pelino compromettono il viaggio. Un viaggio che rimane però di altissimo livello, capace di far ridere, emozionare e divertire come poche produzioni sanno fare.
Skyward Sword è insomma quel capitolo di Zelda che andrebbe rivalutato, e una remastered in HD potrebbe essere un’ottima occasione per dare nuovo lustro all’opera, la quale meriterebbe di risplendere in alta risoluzione. I suoi difetti non devono assolutamente far passare in secondo piano gli enormi pregi dell’opera. Le cose che proprio non ho gradito? Il rilevatore: distrugge l’essenza stessa di Zelda (consiglio di non usarlo). Faih: ottimo personaggio, ma un po’ troppo opprimente. L’essere abbastanza teleguidato. Nintendo ha cercato di rendere il suo prodotto adatto veramente a tutti, ma forse ha calcato un po’ la mano. Rimane però un gioiello di inestimabile valore e se l’ho rigiocato così tante volte è proprio perché non stanca mai e ad ogni run riesci ad apprezzare qualcosa a cui prima non avevi dato peso, poiché troppo concentrato a rimpiangere qualche mancanza che rende Zelda ciò che conosciamo, ma che Skyward Sword non vuole essere (o quantomeno solo in parte). Fu all’epoca un episodio che portò una ventata di freschezza al brand, marchiando a fuoco la sua impronta con coraggio e osando come fece The Wind Waker a suo tempo. Ed è questo che io voglio da The Legend of Zelda.
Appassionato di videogiochi sin da piccolo, al punto tale da portarlo nel tempo a scrivere per circa dieci anni per il settore videoludico. Dopo aver lasciato tutte le testate per le quali scriveva, eccolo intraprendere una nuova avventura sulle pagine di Pushbutton.it, piccola realtà nata dalla sua mente e quella di due grandi compagni di viaggio, nonché cari amici: Gennaro Schiavelli e Antonio Rodo. Retrogamer incallito e musicista, ama la pizza e la cultura nipponica ed è pronto a raccontarvi e condividere tutto quello che gli passa per la testa.