Max Payne – Retrospettiva: riviviamo insieme la storia
Uno dei personaggi che personalmente ho apprezzato di più è Max Payne, un uomo di mezza età segnato da un grave lutto che accompagnerà per sempre la sua esistenza: la morte della moglie e della figlia appena nata. In questo articolo andrò a ripercorrere l’intero percorso compiuto dalla saga, analizzando tutti e tre i capitoli.
Le origini
Nel lontano 27 luglio del 2001 arrivò sul mercato Max Payne, un third person shooter che rivoluzionò completamente il suo genere di appartenenza, principalmente per quattro elementi: la possibilità di rallentare il tempo con la pressione di un tasto (il famosissimo bullet time), la possibilità di tuffarsi e sparare a mezz’aria (lo shootdodge), un’alternativa alle cutscene, che ricorda lo stile di un romanzo, e infine un sistema di recupero della salute tra i più originali nella storia dei videogiochi, ovvero gli antidolorifici, che in inglese vengono tradotti painkillers; una genialata da parte di Remedy: il nome fa venire infatti in mente subito il protagonista. Fatte queste dovute premesse iniziali, veniamo ora ai motivi che hanno reso Max Payne uno dei pochi giochi sul mercato che oltre ad un gameplay estremamente originale dispone anche di una narrazione eccellente, cupa e affascinate, in grado di confondere il giocatore, ma allo stesso tempo tenerlo attaccato allo schermo per tutta la sua durata.
Mentre era di ritorno a casa, Max trova la sua famiglia fatta a pezzi da alcuni spietati criminali sotto l’effetto di una potentissima droga chiamata “valchiria”. Questo tragico evento – come detto inizialmente – cambia per sempre la vita del nostro alter-ego, che darà il via ad una spietata vendetta personale contro le famiglie più malavitose e pericolose di New York. Il non più giovanissimo protagonista decide di recarsi al dipartimento della D.E.A (antidroga) dove accetterà una missione sotto copertura, provando a distruggere il nemico dall’interno. Durante il suo viaggio, Max verrà a conoscenza del progetto “valhalla” che prende origine nella guerra del Golfo, inizialmente per “potenziare” i soldati. Questo progetto ha così dato vita alla “valchiria”, la droga utilizzata dagli assassini della sua famiglia, ed ecco quindi che si scopre il motivo della strage. Michelle, la defunta moglie di Max, lavorava presso l’ufficio del procuratore distrettuale ed era venuta casualmente a conoscenza del progetto; per non rischiare la diffusione di quelle informazioni, l’organizzazione decise di metterla a tacere per sempre.
Max Payne 2: The fall of Max Payne
Nell’ottobre del 2003 uscì il sequel diretto del primo capitolo, intitolato Max Payne 2: The Fall of Max Payne. Pur essendo molto conservativo nelle meccaniche di gameplay, riproponendo la stessa formula del predecessore, riesce a superarlo in tutto (lo reputo il migliore della serie – NdR). Un passo in avanti veramente significativo avvenne sotto il profilo tecnico, con una modellazione poligonale ben realizzata, accompagnata da scenari caratterizzati da un’atmosfera eccellente.
Tutta la narrazione stavolta si concentra su due personaggi: uno lo abbiamo già imparato a conoscere ed apprezzare nel capitolo precedente (Max), l’altro invece era stato a malapena accennato; mi riferisco ovviamente a Mona Sax che rivestirà un ruolo molto importante nella vicenda. In una delle sequenze finali del primo Max Payne, Mona venne uccisa, ma il suo corpo svanì nel nulla, comparendo misteriosamente nel secondo capitolo. Il nostro Max ancora una volta dovrà vedersela con dei criminali armati fino al collo, i quali si fanno chiamare “i ripulitori”. Dopo aver apparentemente superato la morte della moglie, Max si innamora follemente di Mona, iniziando a rischiare grosso per lei, persino compromettendo il suo lavoro di detective, ritrovandosi a dover scegliere se schierarsi dalla parte della polizia o dell’amata. Sparando al detective Winterson, Max si decide a schierarsi definitivamente con la donna e far visita ad un suo vecchio amico di nome Vlad. Una volta arrivato nella residenza di Alfred Woden, il capo di Mona, il nostro protagonista scopre che dietro l’omicidio della moglie c’era anche lui ed aveva persino incaricato la sua subalterna di eliminarlo; contraccambiando anch’ella i sentimenti non riesce a premere il grilletto e viene fatta fuori da Vlad che verrà poco dopo eliminato da Max.
Il terzo capitolo
A distanza di nove anni dalla sua ultima uscita, il 15 maggio 2012 giunge sugli scaffali Max Payne 3, opera con un’enorme responsabilità sulle spalle e con il compito di non deludere le aspettative dei fan che non vedevano l’ora di tornare a vestire i panni del famoso eroe dalla battuta pronta. Una delle preoccupazioni maggiori riguardava il passaggio del titolo esclusivamente nelle mani di Rockstar (con Remedy coinvolta nello sviluppo giusto per dare qualche dritta sulla storia) con il rischio di uno snaturamento totale, seguendo la massa e i TPS di quel periodo. Rockstar d’altro canto smentì tutti e mostrò una produzione che, seppur modernizzata con un sistema di copertura e cutscene renderizzate con il motore di gioco (abbandonando quindi lo stile romanzesco), rimase molto fedele alla formula dei predecessori, mantenendo persino i painkillers come unico modo per curarsi, oltre all’immancabile shootdodge e al bullet time.
Tutto ha inizio quattro anni dopo le vicende dello scorso capitolo; ritroviamo un Max ancora una volta segnato da una grave perdita – la morte di Mona – che gli ha anche fatto ritornare in mente la morte della moglie. Egli è cambiato e sta attraversando il periodo più brutto della sua vita; è schiacciato dalla colpa: il ricordo delle donne che amava è sempre più forte. Decide quindi di trascurarsi, passando giornate intere al bancone a bere alcol fino a collassare. Un giorno incontra però Raul Passos, vecchio amico dell’accademia, che gli offre la possibilità di iniziare una nuova vita, con un nuovo lavoro che consiste nel proteggere la famiglia Branco. Non avendo praticamente più nulla da perdere, accetta il lavoro e si reca in Brasile, con la speranza di voltare pagina e dimenticare il suo triste passato. Bastano pochi giorni di servizio per capire che la musica non era per nulla cambiata: mentre i Branco si trovavano in uno dei grattacieli più lussuosi della città, la moglie di Rodrigo, Fabiana, viene rapita da un gruppo paramilitare chiamato Comando Sombra. basta questo singolo evento per far schizzare la mente del nostro protagonista a vent’anni fa, quando la moglie Michelle fu assassinata. Eccoci dunque, ancora una volta a rischiare la pelle per una donna in pericolo, in mano ad una delle gang più pericolose della città. Dopo la morte di Rodrigo, Max decide di cambiare completamente il suo stile: niente più vestiti eleganti e capelli ordinati, il Max dalla testa rasata decide di lanciarsi in un folle impresa, nelle favelas Brasiliane alla ricerca di Fabiana.
Reputo la serie di Max Payne tra le migliori in ambito videoludico. Un prodotto in grado di unire gameplay e narrazione in modo eccelso. Divertente quanto basta, ma anche cupo e maturo sulla trama. Gran parte dei meriti vanno al protagonista, un eroe come non se n’erano mai visti, tormentato, addolorato e spietato. Se non lo avete mai giocato correte subito a rimediare, non ve ne pentirete.
Se vi siete persi la retrospettiva sul primo Red Dead Redemption, la trovate a quest’indirizzo.
Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età. Ha sempre avuto un occhio di riguardo verso i titoli fortemente story driven e tra i suoi giochi preferiti ci sono assolutamente la saga di Metal Gear Solid e The Last of Us.