Red Dead Redemption – Retrospettiva: (ri)scopriamo il capolavoro di Rockstar Games.
Red Dead Redemption è un capolavoro. Nel lontano 2010, esattamente dieci anni fa, arrivò su PS3 e Xbox 360 (una versione per PC non è mai stata rilasciata). Il titolo stregò tutti, presentandoci un’ambientazione, che si allontanava molto dall’open world classico e tipico di Rockstar Games che avevamo gustato in quel periodo proprio con GTA IV, titolo facente parte della saga più fortunata della software house. Stavolta ci troviamo nel selvaggio west degli albori del novecento, un periodo storico che strizza l’occhio alla modernità: ferrovie, cinema, primi modelli di auto e vari modi per impiegare il proprio tempo libero, arrivati proprio dalla Belle époque. Il protagonista è John Marston, un fuorilegge tradito dalla banda criminale di cui faceva parte, costretto a collaborare con le autorità per riabbracciare i propri cari.
In questo articolo vogliamo rispolverare il primo capitolo, provando a farvi capire perché Red Dead Redemption è diventato un classico, rientrando addirittura tra i massimi esponenti degli open world.
Uno scenario ricco di meraviglie
Inutile girarci intorno, la conquista più grande del gioco è la sua ambientazione, la quale vanta scenari mozzafiato. Quando viene annunciato un open world, personalmente tendo ad avere moltissimi dubbi, perché in questi casi è molto probabile che la noia pigli il sopravvento. Esistono tanti titoli che vantano un mondo di gioco incredibilmente bello, basti pensare a Ghost Recon Wildlands, ma la sfida più ardua per il team di sviluppo non è solamente quella di riuscire a creare un mondo dal colpo d’occhio eccelso o che punta esclusivamente sulla vastità, bisogna anche riempirlo a dovere senza annoiare il giocatore con quest ripetitive. Per fare ciò, ci vogliono moltissimi anni di sviluppo (Rockstar ha lavorato ben otto anni sul secondo capitolo) e del talento. Ed è proprio così che lavorano i ragazzi di Rockstar Games, prendendosi sempre tutto il tempo necessario per confezionare un titolo in grado di stupire ad ogni angolo svoltato, ed è ciò che accade quando a bordo della nostra cavalcatura girovaghiamo nel bellissimo mondo di Red Dead Redemption.
Tralasciando il lato artistico, che è di qualità eccelsa, in Red Dead Redemption, a stupire è proprio la vivacità del mondo di gioco: capita spesso che durante una galoppata si venga interrotti da un passante che ci chiede aiuto, innescando incarichi secondari di continuo, dandoci l’illusione che il titolo non si concluda nemmeno dopo i titoli di coda. Missioni secondarie, sconosciuti da incontrare, ronde notturne e tanto altro. Insomma, Red Dead Redemption è un capolavoro che non annoia mai, l’esempio migliore di un mondo di gioco sì molto vasto, ma anche colmo di cose da fare e mai ripetitive. Ricordiamoci che stiamo parlando di Rockstar Games, la software house che ha reinventato gli open world con GTA III e Red Dead Redemption 2.
Il tipico eroe di Rockstar Games…
Per quanto riguarda la narrazione, Red Dead Redemption non si allontana affatto dallo stereotipo tipico made in Rockstar, presentandoci un personaggio che interpreta il ruolo dell’eroe. Ciò non è necessariamente un problema, o meglio lo diventerebbe se alla base non ci fossero personaggi scritti divinamente, che danno vita a momenti memorabili. Lo stesso protagonista, pur non brillando di originalità, è una figura assai misteriosa e subdola, che maschera molti aspetti del suo passato. La famiglia è un concetto importantissimo nella storia del gioco: John Marston è mosso proprio dal desiderio di riabbracciare i suoi cari, ma per farlo deve prima liberarsi della banda di Dutch van der Linde, una gang di fuorilegge di cui faceva parte. Di tanto in tanto, durante l’avventura John accennerà al suo passato, rivelandoci che insieme alla banda rapinava banche e assaliva treni; ciò non è altro che un collegamento diretto con il secondo capitolo, che ricordiamo è un prequel ambientato nel 1899 e narra il passato di John e la banda di Van der Linde attraverso gli occhi di Arthur Morgan.
L’avventura di John Marston ci porterà prima negli Stati Uniti e dopo, nella seconda metà, in Messico. Entrambe le fasi dell’avventura godono di una varietà fuori dal comune, sia da un punto di vista scenico che per quanto concerne le situazioni proposte. Proprio come accadeva in GTA, la mappa non è completamente esplorabile sin dall’inizio, ma saranno gli eventi legati alla trama a “sbloccare” il mondo di gioco.
Quando si pensa alla narrazione di Red dead Redemption è impossibile non ricordare il suo bellissimo epilogo. Tranquilli, pur essendo passato tantissimo tempo, non oserò mai spoilerare ciò che accade; sappiate solo che è uno di quei momenti che vi farà perdere la mascella, ma, soprattutto, vi rimarrà dentro per moltissimo tempo.
Sparatorie e duelli in Red Dead Redemption
Red Dead Redemption è ludicamente un classico TPS, impreziosito da elementi adventure. Le fasi shooting rappresentano l’aspetto meno riuscito della produzione, poiché fanno affidamento su due elementi: il Dead Eye che ci consente di rallentare il tempo e posizionare dei tag sugli avversari che verranno crivellati di colpi una volta premuto il grilletto e l’auto aim. Per carità, nulla vi vieta di disattivare la mira automatica o di non utilizzare il Dead Eye, ma, non servendovi di questi elementi, dovrete fare i conti con un sistema di mira un po’ farraginoso. Purtroppo ciò è un problema che affligge quasi tutti i titoli Rockstar Games, fatta eccezione per alcuni, come per esempio Max Payne 3.
Il Dead Eye perlomeno è una bellissima idea che ben si sposa con la natura del progetto, ma è una facilitazione enorme che combinata con l’auto aim annulla quasi del tutto la sfida.
Non mancano nemmeno i duelli, delle sfide 1 VS 1 nella quale bisogna eliminare in modo reattivo il nostro sfidante; anche in questo caso il tutto è estremamente semplice. Insomma, lo avete capito: Red Dead Redemption presenta un gameplay che non brilla certamente per la sua profondità. C’era molto su cui lavorare e Rockstar Games è riuscita a risolvere tutte queste piccole problematiche nel secondo capitolo, sebbene la possibilità di perfezionare e impreziosire il tutto ulteriormente non manca.
Red Dead Redemption è un titolo meraviglioso, un’esperienza che vi consigliamo assolutamente di vivere. Certo, dovrete fare i conti con animazioni grezze, un comparto grafico che pur regalando ancora oggi scorci da sogno, anche a causa di una direzione artistica incredibile, mostra il fianco sulle texture e nella modellazione dei personaggi, ma l’esperienza è rimasta invariata e per i possessori di Xbox One X consigliamo di riscoprirlo proprio sull’hardware Microsoft grazie alla retrocompatibilità e ai miglioramenti del caso. A distanza di dieci anni mi sento di poterlo finalmente dire: Red Dead Redemption è un classico.
Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età. Ha sempre avuto un occhio di riguardo verso i titoli fortemente story driven e tra i suoi giochi preferiti ci sono assolutamente la saga di Metal Gear Solid e The Last of Us.