Final Fantasy VII Remake – Recensione
Sapete, a volte ritengo di non essere sufficientemente preparato in materia specie se parliamo di un jrpg come Final Fantasy VII Remake; affrontare analisi costruttive può essere deleterio, specie per chi come me gioca principalmente per il senso di meraviglia che ad ogni suo frame il videogioco regala. Si può essere fan di qualcosa, oppure no. Ha poca importanza, sinceramente. L’importante è che l’oggetto preso in esame non venga privato della sua essenza a discapito di questa, provando ad evidenziare in egual misura gli alti e bassi di una produzione nel suo insieme.
Ebbene, se avessi messo da parte l’occhio un po’ più critico e mi fossi gettato a capofitto in quello che è Final Fantasy VII Remake, come un bambino innamorato del proprio giocattolo, avrei commesso forse lo stesso errore che ha spinto molti ad assegnare un perfect score ad un gioco che, sinceramente parlando, non lo merita affatto. Chiariamoci subito, non è che questo remake non mi sia piaciuto o che ciò che io stia affermando sia sintomo di brutto gioco; tutt’altro. Dico solo che si poteva e doveva fare di più visto che per circa 45 ore mi sono sempre chiesto cosa sia andato storto durante la produzione di questo tripla A.
Volendo partire dal principio posso tranquillamente affermare che le fasi iniziali sono davvero potenti. Guidare l’attacco al reattore Mako con Cloud e soci è qualcosa che non riesco a spiegare, e rivedere questa scena traslata ai giorni nostri grazie all’uso delle nuove tecnologie, non fa altro che aumentarne l’impatto. Dopo essermi addentrato via via in un tutorial che dirada la sua fitta nebbia attraverso un gameplay che tanto si discosta dall’originale, vengo subito catapultato verso la prima boss fight. Una boss fight dove regna sovrana la strategia e dove bisognerà ricorrere a tutta una serie di combinazioni per uscirne vincitori.
Il combat system appare infatti come un’evoluzione naturale di quello ammirato nel quindicesimo episodio di questa saga, e mischia azione e strategia in maniera quasi impeccabile, spingendoti spesso ad alternare i personaggi per poter utilizzare i loro particolari moveset. Forse in alcuni frangenti scade un po nel button mashing, ma durante le battaglie più intense mostra tutto il suo potenziale e risulta divertente. Chissà come potrà espandersi nei capitoli successivi. Anche il sistema delle materia mantiene intatto il suo fascino e risulta funzionale al contesto, indubbiamente molto più del menu che mi consente di potenziare le armi grazie ai punti esperienza guadagnati che risulta spesso confusionario e non troppo semplice da navigare. Cosi come le evocazioni, che non si rivelano quasi mai imprescindibili e appaiono come un qualcosa messo lì per aggiungere spettacolarità all’azione.
Quella sorta di rallenty applicato alle battaglie quando si apre il menu resta comunque una delle scelte stilistiche più azzeccate dell’intera opera. Non ha solo una funzione meramente estetica; tutt’altro. Ti permette di ragionare, scegliere la prossima mossa, switchare i personaggi o studiare i punti deboli dell’avversario. Insomma, finalmente quel qualcosa in più che tanto si chiedeva ai J-RPG moderni. Bello, bello davvero.
Scendendo per le strade di Midgar inizia via via ad assalirmi un’adrenalina che alle volte ha poco a che vedere con titoli di questo stampo; sono sensazioni che spesso ti vengono trasmesse da videogiochi di genere completamente diverso. Capite che intendo? Anche un videogiocatore non avvezzo a questa tipologia di videogioco potrebbe trarne sensazioni piacevoli, a patto di voler scendere a qualche necessario compromesso. Questo misto di nostalgia e senso di novità è qualcosa di completamente nuovo per la serie; e mi piace. Cazzo, se mi piace. La musica che incalza poco prima di un momento clou accresce poi il battito cardiaco e la voglia di menar fendenti ad ogni sgherro della Shinra, o a chissà quale loro contorto esperimento e diavoleria robotica.
Ed in linea generale questa cosa funziona per buona parte dell’avventura. Sì, per buona parte. Perché una volta che Final Fantasy VII Remake prova ad abbandonare quella sorta di linearità tipica di un gioco story driven, decidendo di aprirsi, lo fa in una maniera piuttosto discutibile e con scelte di level design non sempre convincenti. In primo luogo ciò che ne risente è chiaramente il ritmo della narrativa che, seppur approfondisca il background di alcuni personaggi secondari, dandogli nuovo lustro, allunga spesso la tiritera con missioni secondarie prive di mordente. Non che mi aspettassi qualcosa ai livelli di Red Dead Redemption II o The Witcher 3, sia chiaro; ma ragazzi, siamo ormai abituati ad avere altro, sinceramente, e queste missioncine da MMO inserite come il prezzemolo in qualsivoglia J-RPG dei giorni nostri, hanno un po stufato. Non sarebbe meglio concentrarsi su missioni meno ordinarie e numerose, inserendone giusto una manciata, ma di qualità superiore? Io capisco il voler portare la longevità a quella classica del genere e giustificare in qualche maniera tutta queste nuove introduzioni, ma c’è un limite alla decenza. Anche perché la storia è sì quella che conosciamo, ma presenta alcune varianti interessanti ed aggiunge alcune sezioni inedite piuttosto riuscite ad altre che invece non lo sono affatto.
Ciò che intendo, quindi, è che si sarebbe potuto abbassare di un po’ il tiro, magari riponendo maggior cura in un comparto tecnico che ne avrebbe avuto proprio bisogno. Perché diciamocelo, belli i modelli poligonali dei personaggi , le loro animazioni, le cutscene in CGI… ma come si fa in un titolo di tale importanza come Final Fantasy VII Remake a tralasciare tutti quegli elementi che fanno da sfondo? Texture inesistenti su alcune strutture, nessuna animazione sul fogliame, pezzi di cartonati appiccicati lì senza criterio per dare sfondo alla fantasia di qualche fan cieco che non vuol vedere. Che non mi si venga a dire che sia una cosa voluta. Questa è pigrizia, non esistono giustificazioni. Pochi cazzi. Che se poi fosse stata pure una cosa voluta, cosa gli costava renderizzarla meglio, dai. Non diciamoci fesserie.
E sapete perché mi arrabbio tanto? Perché la differenza tra le fasi iniziali e finali è talmente evidente che una volta terminata la propria avventura, non riesci a dimenticarla. E perché da Final Fantasy mi aspetto sempre il meglio, ciò che mi garantisce la totale immersione… La cura per i dettagli che da sempre lo contraddistingue, ecco.
Quella cura che fortunatamente ritrovo nelle musiche, oggi più che mai riarrangiate in maniera sublime. E come non citare il ritorno sulla scena di un maestro come Nobuo Uematsu, autore per l’occasione di uno splendido brano inedito dal titolo: Hollow.
Come detto poc’anzi, quindi, le tracce sono sempre ben contestualizzate e danno enfasi a tutti i momenti importanti presenti nel gioco, con quel tocco magico che te la fa entrare in testa. Permanentemente. Eccellente è il doppiaggio in madrelingua e la traduzione italiana dei testi basata su quest’ultima. Non ai livelli di Persona 5, intendiamoci, ma sicuramente di un livello superiore rispetto alla norma, questo si.
Video Recensione
VOTO: 8.4
CONCLUSIONI
Appena concluso il mio viaggio con Final Fantasy VII Remake le sensazioni avute sono state contrastanti. Da un lato la gioia di rivivere le gesta di alcune icone in chiave moderna ha fatto si che prevalesse la nostalgia; dall’altro l’arrabbiatura per alcune (anche troppe) ingenuità mi ha inacidito più volte l’esperienza. Perché, come se non bastasse la parte finale, per quanto possa offrire un antipasto narrativamente interessante per i capitoli che verranno, mi è parsa un riciclo di cose viste e riviste e sinceramente anche un po’ fuori contesto. Non basta aver inserito alcune trovate per dare a questo finale ragione di esistere; non proprio. Si poteva pensare meglio e se proprio si voleva intraprendere una strada differente per il futuro della saga vi erano altri mille modi. Voler cambiare è lecito, ma farlo nella maniera opportuna è d’obbligo.
Considero dunque questo remake un’opera riuscita, ma solo in parte. Sicuramente un passo avanti rispetto a Final Fantasy XV, ma ancora lontano dalla definizione di capolavoro, come qualcuno ha voluto farmi credere. Un preludio interessante che ha saputo tenermi incollato allo schermo, dandomi qualche momento di stanca per via di alcune ingenuità da cui è affetto, ma per cui non posso non provare affetto. Vedete, prima di qualsiasi altra saga, per me viene Final Fantasy, e sapere che vi è anche solo un barlume di speranza perché questa possa tornare a splendere come un tempo, già mi basta. La strada è irta di pericoli, ma è stata tracciata.
Speriamo solo di non dover attendere più del dovuto.
“Non vuoi niente. Non credi in niente. Il futuro è il tempo che ti rimane prima di finire un videogioco. Non credi nella vita dopo la morte e hai poca fiducia nella vita in generale. L’unica cosa che sai per certo è che non vuoi le stesse cose dei tuoi genitori.”